AUMENTI TERRIFICANTI

By Rosario Trefiletti
Pubblicato il 1 Marzo 2022

Dopo la questione assai grave della pandemia nel nostro paese, si sta vivendo un altro momento difficilissimo legato ai terrificanti aumenti, in tutti i settori, delle tariffe e dei prezzi dei beni di consumo. Tutto ciò ha conseguenze assai negative sia per le famiglie italiane, con un forte abbattimento del loro potere di acquisto, sia per le prospettive legate al piano di investimenti e sviluppo PNRR che deve essere messo in campo per la fuoriuscita dalla grave crisi economica che attanaglia il paese.

Ciò che indigna, comunque, è che già dallo scorso maggio erano chiari i segnali di ciò che sarebbe accaduto. Infatti sia il rialzo del prezzo del petrolio del 35%, con conseguenti forti aumenti dei carburanti, e sia l’aumento di circa il 50% delle tariffe di luce e gas erano stati annunciati, con gravi conseguenze per famiglie e imprese.

Lo scorso ottobre, poi, tutto ciò veniva confermato, con gli aggiornamenti del caso, attraverso una conferenza stampa al Senato alla presenza anche dei presidenti di Commissione dei due rami del Parlamento.

Un ulteriore dato estremamente preoccupante era ed è l’aumento progressivo del tasso di inflazione che avrebbe dovuto ottenere, peraltro, massima attenzione e consapevolezza da parte delle istituzioni. Il governo, all’epoca, rispose con qualche intervento al fine di calmierare la situazione, anche se in misura del tutto insufficiente.

A fronte di ciò, ora non vi è solo la forte e giustificata preoccupazione per l’aumento di tariffe e prezzi, ma il forte condizionamento che l’importante aumento del tasso di inflazione comporta su due fronti. Il primo riguarda l’aumento del costo del denaro, con ricadute negative e conseguenze assai pericolose per gli investimenti necessari da fare. E quindi un processo di dequalificazione dell’intero pacchetto finanziario collegato al PNRR che, ricordiamolo, è di circa 232 miliardi di euro. Già ora con un tasso di inflazione al 5% tale erosione supera i 10 miliardi e nelle previsioni di un tasso al 7-8 % tale depotenziamento si collocherebbe oltre 15 miliardi, con minori capacità di spesa e maggiori costi sugli investimenti da farsi, ovviamente a scapito dello sviluppo occupazionale. L’altro effetto negativo sarebbe legato a un aumento generalizzato dei mutui, sia quelli in carico oggi, sia quelli futuri con maggiori spese per famiglie e imprese.

Allora che fare? Non sarebbe né giusto e né corretto azzardare proposte o suggerimenti solo di carattere strutturale o meramente difensive. Sicuramente si dovrebbero accelerare i processi di transizione energetica verso la produzione di energie alternative quali il solare, il fotovoltaico, l’eolico e l’idrico, che comunque avrebbero tempi lunghi di realizzazione.

Sicuramente è buona norma continuare a seguire i consigli e le istruzioni per l’uso che già abbiamo segnalato molte volte, sul risparmio energetico. Si utilizzino con parsimonia tutte le apparecchiature elettriche e si riduca di uno o due gradi la temperatura interna. Inoltre ricordiamo a tutti che è sempre valida, per i redditi sotto gli 8.265 euro annui, la richiesta e l’ottenimento del bonus che permette di scontare le varie bollette che oggi, tra l’altro, avviene in automatico.

A nostro avviso tra le prime cose da fare nel tentativo di contrastare la difficile situazione economica bisognerebbe scorporare dalle bollette i cosiddetti oneri generali di sistema e trasferirli alla fiscalità generale, “pulendole” dalle tariffe oggi in carico. Inoltre bisognerebbe abbattere fortemente, anche se in misura temporanea, l’Iva che incide anche del 22% su queste tariffe. Quando aumentano i prezzi industriali di prodotti come i carburanti, la luce e il gas, automaticamente l’Iva fa aumentare le entrate dello Stato, trasformando l’Agenzia delle Entrate in una sorta di ottava compagnia petrolifera. Si pensi che solo per i carburanti gli introiti statali sono stati pari a 1,6 miliardi di euro annui.

Si trovino, dunque, le risorse per non permettere aggravi sulle famiglie già dissestate e per non interrompere il percorso importante e funzionale per la ripresa dell’intera economia.

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