APPARE, SCOMPARE E POI RIAPPARE…
Appare, scompare e poi riappare. Il governo rimedia all’ultimo momento sul tetto dell’utilizzo del contante. Inserito e poi cancellato dal decreto Aiuti quater, ricompare infatti nella manovra. Dal primo gennaio 2023 salirà da mille a 5 mila euro.
La decisione di alzare il tetto al contante era stata accompagnata da numerose polemiche. Tra i contrari il Partito democratico e l’ex presidente del Consiglio e attuale leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha definito l’aumento un segnale negativo e un grande passo indietro per l’Italia. Parole che trovano risconto in uno studio recente di Bankitalia.
Ma come mai il tetto al contante è stato rimosso dall’ultima bozza del decreto? Sembra che la decisione sia stata presa dopo le osservazioni della presidenza della Repubblica in merito alla mancanza dei requisiti di necessità e urgenza che devono caratterizzare tutte le misure. La Lega, però, ha immediatamente assicurato che la norma non ha avuto alcun intoppo e che dal 1° gennaio 2023 il tetto per l’uso del contante salirà a 5.000 euro con l’inserimento della norma nella legge di Bilancio.
La manovra approvata, inoltre, prevede anche un intervento di “tregua fiscale” per cittadini e imprese che in questi ultimi anni si sono trovati in difficoltà economica, anche a causa delle conseguenze del Covid e dell’impennata dei costi energetici. Intervento che prevede la cancellazione delle cartelle fino al 2015 che hanno un importo inferiore a 1.000 euro, la rateizzazione dei pagamenti fiscali non effettuati nel 2022 senza aggravio di sanzioni e interessi per chi a causa dell’emergenza Covid, caro bollette e difficoltà economiche non ha versato le tasse. È prevista una mini sanzione del 5% sui debiti del biennio 2019-2020. La rateizzazione è fino a 5 anni.
Al netto di tutto, una cosa è assolutamente certa: mini condoni e aumento del contante non aiutano certamente né la giustizia sociale, né la lotta all’evasione fiscale. scaranobruno7@gmail.com