ANCHE NOI POSSIAMO DARE UNA MANO

Sono passati sette anni dall’inizio della grande crisi mondiale, e la condizione dell’Europa non ha avuto miglioramenti significativi, purtroppo: la Grecia è fallita, la Francia e la Spagna arrancano, persino la durissima Germania comincia a dare segni di sofferenza.

Ma la questione più urgente, quella più visibile e che coinvolge tutti noi, riguarda gli sbarchi di migliaia di persone disperate sulle nostre coste e riguarda anche il rinnovato sentimento di paura nei confronti di chi viene da lontano; dopo gli attentati di Parigi e di Tunisi infatti, molti anche insospettabili, tra di noi, hanno avuto la tentazione di mischiare lotta al terrorismo, paura della diversità, sentimenti confusi di superiorità e di fastidio, alle necessità improrogabili di salvare, ospitare, accettare e, se possibile, integrare coloro che vengono da un sud più sud del nostro.

Quanto sono belle le nostre coste! E come sono sgomenti i volti dei turisti mentre guardano chi sta cercando di sbarcare! E come sono smarrite le espressioni dei nostri bambini, figli e nipoti, quando vedono questi terribili reportage in televisione! Questo numero de L’Eco vi farà compagnia due mesi, due mesi nei quali molti di voi lavoreranno nel turismo, molti si godranno la famiglia sulle nostre spiagge, al mare. Quel mare che circonda il paese migliore del mondo, quello nel quale abbiamo avuto, noi fortunatissimi, la possibilità di nascere e vivere.

Dunque che possiamo fare noi da soli? “Ci vorrebbe più Europa”, sentiamo ripetere da tutte le parti, “Deve pensarci l’Europa”, “Non ci riesce il nostro governo a trovare una soluzione, figuriamoci noi! Da soli”.

Siamo d’accordo, sono tutti d’accordo: i mondi della politica, della cultura, della comunicazione, a dichiarare che il problema va affrontato (risolto no… è quasi impossibile anche dichiararlo!) in sede europea, e che la politica di asilo deve essere comune e comunitaria e così pure la scelta di lavorare per stabilizzare l’area di fronte a noi, i territori che ci circondano! Ma noi, anche noi, nel nostro piccolissimo, dobbiamo e possiamo fare! E un esempio, vero e buono per tutti, è costituito dal lavoro degli oratori italiani (presenti in tantissime parrocchie) e degli scout italiani: tutta l’estate lavoreranno gomito a gomito con bambini e ragazzi di tante etnie e di tanti paesi, aiutandoli a sentirsi meno soli, meno abbandonati, meno diversi. Perché non andare, insieme ai nostri figli e nipoti, a dargli una mano?