ALT DI UN RAGAZZO AL SUO SUPERIORE
Quel ragazzo me l’ha fatta, ma io lo raggiungerò”. Il ragazzo è Gabriele giunto di corsa alla santità; chi assicura di raggiungerlo è Bernardo Maria Silvestrelli. Gabriele e Bernardo: ambedue nobili per nascita, amanti della caccia in gioventù, un tempo insieme nel noviziato a Morrovalle e oggi sugli altari.
Bernardo nasce a Roma, piazza della Minerva 38, il 7 novembre 1831 da una famiglia ricca e aristocratica. Frequenta, come Gabriele, le scuole dei gesuiti rivelando doti non comuni. È “un giovane bello, gentile, slanciato, fronte alta e serena, pupille nerissime. Suona la spinetta, dipinge quadri”. A 22 anni ha già fatto l’esperienza del dolore: è orfano di ambedue i genitori. Nel 1854 si ritira nella casa dei passionisti a Roma per decidere il suo futuro. Partendo, ha regalato un crocifisso ai famigliari dicendo: “Non si può mai sapere quello che accadrà”. Forse lui già sapeva. Non tornerà più. Va sul Monte Argentario per il noviziato. Costretto a interromperlo per malattia, ottiene di restare in convento. Il 22 dicembre 1855 è ordinato sacerdote.
Il primo aprile 1856 si trasferisce a Morrovalle deciso a diventare passionista; questa volta non ci saranno problemi. Nel settembre successivo vi arriva Gabriele. Bernardo lo guarda e, sorpreso dalla sua eleganza, si domanda perplesso: “Resisterà questo damerino?”. Resteranno insieme quasi un anno emulandosi nella santità. Il vicemaestro padre Norberto Cassinelli dirà che Bernardo “precedeva tutti nella virtù”. Il nuovo arrivato intanto viene affidato proprio a lui che darà al damerino le prime istruzioni sulla vita passionista. Bernardo vede subito che Gabriele fa sul serio; corregge il tiro e profetizza: “Questo damerino passerà davanti a tutti”. Il 28 aprile 1856 emette la professione religiosa. Testimoni sono Gabriele e Norberto.
Bernardo è chiamato subito a importanti incarichi. Nel 1878 è eletto superiore generale. Il verbale del capitolo parla di “dolore e cordoglio” del neoeletto che “con umilissimi sentimenti prega di essere esonerato”. Niente da fare. Resterà in carica quasi ininterrottamente fino al 1907. A ogni elezione si protesta incapace. Ma i capitolari vedono in lui il superiore illuminato e lungimirante, paterno e deciso, legato alle sane tradizioni e aperto alle istanze del nuovo. È anche un santo, pieno di quella sapienza che è dono di Dio. Chi dunque meglio di lui? Nel 1893 per evitare guai rinunzia a partecipare al capitolo. Ma mentre si allontana da Roma gli appare Gabriele che gli ordina di tornare indietro. Bernardo obbedisce; eletto di nuovo al primo scrutinio, con stupore di tutti accetta senza fiatare. Lui sa il perché e lo sa anche Gabriele. Bernardo in seguito dirà: “Quel ragazzo me ne ha fatto una davvero grossa”.
Impegnato nella espansione e nel consolidamento dell’istituto in Italia e all’estero, Bernardo lega il suo nome a numerose fondazioni, non escluso quello che sarà il santuario di Gabriele. E del giovane farà dipingere un incantevole ritratto e scriverà un gustoso profilo. Durante il suo superiorato la congregazione, da lui guidata con sapienza e amore, vive una stupenda primavera. Alla sua morte è raddoppiato il numero dei religiosi, delle case, delle province. Esemplare, è chiamato “la regola vivente, il secondo fondatore”. È molto stimato dai papi; Leone XIII lo dice “santissimo uomo”, Pio X “superiore generale santo”.
Due volte rinunzia all’incarico. Nel 1907 Pio X a malincuore lo accontenta constatando le sue precarie condizioni di salute; vuole però che conservi il titolo di generale ad honorem. Insistenti ma inutili, i tentativi di crearlo cardinale. Gli ultimi anni li trascorre nella preghiera e nella solitudine. Numerosi, però, i visitatori. Ognuno vuole da lui un consiglio, una preghiera, una benedizione. Nel giugno del 1911 giunge a Moricone (Roma) dove muore il successivo 9 dicembre.
Il 31 maggio 1908 c’era stata la beatificazione di Gabriele. Bernardo si trovava a Roma per presiedere il capitolo generale su incarico del papa. Tutti vanno in San Pietro per partecipare alla solenne cerimonia. Agli studenti che stanno partendo chiede di raccomandarlo al nuovo beato. Lui preferisce restare in convento; nel silenzio si nutre di dolcissimi ricordi, tornando al tempo vissuto insieme a Gabriele.
Un giorno Bernardo pensando a lui aveva detto: “Quel ragazzo me l’ha fatta, ma io lo raggiungerò”. Bernardo viene dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1988. Gabriele avrà senz’altro gioito per essere stato finalmente raggiunto. (2)