ALT AL TRENO PRESIDENZIALE

Non lo aveva conosciuto personalmente, ma ne era restato talmente affascinato e ne era diventato tanto devoto che padre Valentino Perrucci quando parlava di Gabriele dell’Addolorata lo chiamava affettuosamente il mio Gabriele. Di lui aveva letto avidamente la prima biografia scritta da Paolo Bonaccia, aveva conosciuto i fratelli sacerdoti Luigi ed Enrico, un altro fratello il dottore Michele e la sorella Teresa. Era stato in contatto con gli amici, i compagni di scuola e i professori di Gabriele quando questi era brillante studente a Spoleto (Perugia). Tra i passionisti aveva avuto modo di parlare con il suo direttore spirituale il venerabile padre Norberto Cassinelli e con tanti altri religiosi che lo avevano conosciuto e amato. A ragione quindi può dire che lui attinge a “fonti purissime le più minute notizie sulla sua vita e la sua santità”. E la sua testimonianza rilasciata sotto giuramento, costituisce uno stupendo e incantevole ritratto di Gabriele dipinto con i colori della gioia, della semplicità, dell’amore al Crocifisso e all’Addolorata.

Di lui Valentino conosce la vita fin da bambino; a lui lo proporranno sempre come modello. Nato a Manduria (Taranto) il 24 agosto 1858, Valentino incontra presto i passionisti arrivati nel suo paese nel 1866 dopo essere stati espulsi da Isola del Gran Sasso dove erano vissuti insieme a Gabriele. Diventa subito chierichetto e la vocazione gli sboccia proprio sentendo parlare di Gabriele specialmente dal suo confessore padre Casimiro Crosa al quale confida prima il desiderio e poi la decisione di diventare passionista. Lascia Manduria e il 28 febbraio 1880, professa i voti a Roma nel convento dei santi Giovanni e Paolo. Ordinato sacerdote nel 1885, due anni dopo viene inviato negli Stati Uniti di America in aiuto ai passionisti che vi sono presenti da poco. Ma arrivato a Barcellona, è costretto a tornare in Italia a causa di una improvvisa malattia.

Valentino spenderà la sua vita come superiore a servizio dei confratelli e come missionario al servizio del popolo di Dio. Nel 1890 viene eletto superiore di Sant’Eutizio a Soriano nel Cimino (Viterbo), nel 1893 è vice superiore al santuario della Madonna della Stella (Perugia). Il primo aprile 1894 arriva nel convento di Isola del Gran Sasso, dove è impegnato in una intensa attività missionaria e come addetto all’accoglienza dei pellegrini che numerosi arrivano alla tomba di Gabriele. Il religioso percorre instancabile l’Abruzzo portando la parola e la grazia di Dio. Dotato di voce chiara e forte affascina e rapisce l’uditorio con la sua straordinaria eloquenza. Stimatissimo da tutti, vanno ad ascoltarlo anche da lontano e non esitano a manifestare apertamente il loro incontenibile entusiasmo. Tanta è la fama e la stima di cui gode che una volta il capostazione di Giulianova (Teramo), impone una fermata fuori programma del treno presidenziale per farvi salire il passionista.

In convento Valentino impiega il tempo nelle confessioni. Ricorderà: “Mi recai a Isola nell’aprile del 1894. Mi misi subito al lavoro; dalla mattina alla sera non facevo altro che confessare; contai circa 55mila comunioni dal mese di aprile fino al novembre 1894. Più volte domandai ai penitenti: come, fratel mio, dopo venti o trenta anni e anche più ti sei finalmente deciso a confessarti? Quasi tutti mi rispondevano: san Gabriele o il beato Gabriele, come per la loro semplicità solevano tutti chiamarlo, mi ha parlato in sogno e mi ha detto: vatti a confessare. Io nel sentire ciò non badavo a fatica. Posso dire esservi venute ogni sorta di persone: dotti, ignoranti, ricchi, poveri e famiglie distinte, non solo dei paesi vicini ma anche da quasi tutte le province d’Italia, non escluso qualcuno dalla Francia”.

Per un breve periodo ricopre anche il compito di superiore del nascente santuario; lavora molto per la glorificazione di Gabriele e per accogliere sempre meglio i pellegrini. Nel gennaio del 1901, nominato superiore di Sant’Angelo in Pontano (Mc), lascia Isola e parte per la nuova destinazione. Potrà esercitare solo per poco il nuovo compito che svolge con diligenza e amore, con dedizione e sacrificio. Muore infatti il successivo 27 dicembre all’età di 42 anni, dopo una dolorosa malattia sopportata con pazienza, guardando il crocifisso e pregando Gabriele. I confratelli e quanti lo hanno conosciuto lo ricorderanno sempre come un passionista fedele alla vocazione e un missionario pieno di zelo. (15)       p.dieugenio@virgilio.it