ALLEANZE PER LA VITA

By Nicola Guiso
Pubblicato il 1 Marzo 2016

Mentre scrivo in Senato stanno per iniziare le votazioni sulla legge Cirinnà relativa alle “Unioni civili tra persone dello stesso sesso”. Ma si può già dire che i gruppi e i singoli parlamentari che si battono contro la legge o contro sue parti (come quella sulle adozioni e sulla possibilità per le coppie di ricorrere all’utero in affitto, oggetto anche di squallide strumentalizzazioni elettoralistiche) avranno dato un prezioso contributo civile e sociale a contrastare in Italia, e in Occidente, l’ulteriore espansione di una società consumistica e tecnocratica. Società che per Augusto Del Noce (tra i maggiori pensatori cattolici del 900) si fonda sul primato dell’economia rispetto alla morale. Fatto determinato dalla convergenza tra le istituzioni, grandi gruppi finanziari ed economici, cultura e informazione dominanti e costumi, che ha quale fattore propulsivo l’appagamento senza limiti degli impulsi, degli istinti e dei desideri degli individui, anche quando riguardino questioni relative alla natura e ai fini dell’ uomo, della società e della storia. Quali la difesa della vita e il rispetto della morte in qualsiasi momento si manifestino; il contrasto agli effetti devastanti della ricerca scientifica senza controlli (in particolare per l’ingegneria genetica); la tutela del valore etico e naturale della specificità di genere, e, di conseguenza, della famiglia tradizionale (uomo, donna e figli) a fondamento della società. In tale contesto la Cirinnà sarebbe dunque un altro strumento di copertura legislativa e giuridica ad atti che portano alla sopraffazione dei soggetti più deboli, come accade per l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione degli embrioni. Di qui il valore razionale – oltre che religioso ed etico – del giudizio negativo di papa Francesco per leggi come la Cirinnà, espresso non solo a fine gennaio a Roma in Santa Marta. Ma sin dal 2010 a Buenos Aires, quando in vista dell’approvazione in Argentina di una legge sulle unioni omosessuali disse: “è in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in  gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e una madre”. È una riflessione condivisa anche da molti intellettuali laici e non cattolici, come Giuseppe Vacca, presidente dell’Istituto Gramsci. In una intervista al Corriere della Sera infatti ha detto che è “assolutamente improprio” definire reazionarie manifestazioni come il Family Day. Perché “su come regolare le questioni della vita non si può applicare la coppia progresso-reazione”. In quanto sono questioni (Vacca l’aveva già sottolineato nel 2011 in un documento redatto con altri tre autorevoli intellettuali marxisti) che ci pongono “di fronte a una inedita emergenza antropologica”. Emergenza le cui radici (lo ribadisce nell’intervista al Corriere) sono in una “superstizione della storia, secondo la quale il riconoscimento per legge del desiderio individuale è la fonte della libertà e del diritto”. Pertanto – conclude Vacca –  “la regolazione legislativa dei rapporti eterosessuali ma anche omosessuali  non può prescindere la una priorità: il diritto alla vita e alla riproduzione del genere umano, assicurati dall’unione di un uomo e di una donna”. L’approvazione della Cirinnà potrebbe essere dunque un’occasione che crea nuovi spazi nella ricerca di “una nuova alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religione e politica” auspicata nel ricordato documento dai quattro intellettuali marxisti (ricerca condivisa anche da molti intellettuali cattolici), che nel prepararlo avevano portato una attenta considerazione a quelle “esigenze etiche fondamentali e non rinunciabili” al centro, nel 2002, della “Nota Dottrinale” indirizzata dal prefetto della congregazione per la Dottrina della fede – J Ratzinger –  ai vescovi e ai cattolici impegnati in politica.

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