ALLEANZE PER LA VITA
Mentre scrivo in Senato stanno per iniziare le votazioni sulla legge Cirinnà relativa alle “Unioni civili tra persone dello stesso sesso”. Ma si può già dire che i gruppi e i singoli parlamentari che si battono contro la legge o contro sue parti (come quella sulle adozioni e sulla possibilità per le coppie di ricorrere all’utero in affitto, oggetto anche di squallide strumentalizzazioni elettoralistiche) avranno dato un prezioso contributo civile e sociale a contrastare in Italia, e in Occidente, l’ulteriore espansione di una società consumistica e tecnocratica. Società che per Augusto Del Noce (tra i maggiori pensatori cattolici del 900) si fonda sul primato dell’economia rispetto alla morale. Fatto determinato dalla convergenza tra le istituzioni, grandi gruppi finanziari ed economici, cultura e informazione dominanti e costumi, che ha quale fattore propulsivo l’appagamento senza limiti degli impulsi, degli istinti e dei desideri degli individui, anche quando riguardino questioni relative alla natura e ai fini dell’ uomo, della società e della storia. Quali la difesa della vita e il rispetto della morte in qualsiasi momento si manifestino; il contrasto agli effetti devastanti della ricerca scientifica senza controlli (in particolare per l’ingegneria genetica); la tutela del valore etico e naturale della specificità di genere, e, di conseguenza, della famiglia tradizionale (uomo, donna e figli) a fondamento della società. In tale contesto la Cirinnà sarebbe dunque un altro strumento di copertura legislativa e giuridica ad atti che portano alla sopraffazione dei soggetti più deboli, come accade per l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione degli embrioni. Di qui il valore razionale – oltre che religioso ed etico – del giudizio negativo di papa Francesco per leggi come la Cirinnà, espresso non solo a fine gennaio a Roma in Santa Marta. Ma sin dal 2010 a Buenos Aires, quando in vista dell’approvazione in Argentina di una legge sulle unioni omosessuali disse: “è in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e una madre”. È una riflessione condivisa anche da molti intellettuali laici e non cattolici, come Giuseppe Vacca, presidente dell’Istituto Gramsci. In una intervista al Corriere della Sera infatti ha detto che è “assolutamente improprio” definire reazionarie manifestazioni come il Family Day. Perché “su come regolare le questioni della vita non si può applicare la coppia progresso-reazione”. In quanto sono questioni (Vacca l’aveva già sottolineato nel 2011 in un documento redatto con altri tre autorevoli intellettuali marxisti) che ci pongono “di fronte a una inedita emergenza antropologica”. Emergenza le cui radici (lo ribadisce nell’intervista al Corriere) sono in una “superstizione della storia, secondo la quale il riconoscimento per legge del desiderio individuale è la fonte della libertà e del diritto”. Pertanto – conclude Vacca – “la regolazione legislativa dei rapporti eterosessuali ma anche omosessuali non può prescindere la una priorità: il diritto alla vita e alla riproduzione del genere umano, assicurati dall’unione di un uomo e di una donna”. L’approvazione della Cirinnà potrebbe essere dunque un’occasione che crea nuovi spazi nella ricerca di “una nuova alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religione e politica” auspicata nel ricordato documento dai quattro intellettuali marxisti (ricerca condivisa anche da molti intellettuali cattolici), che nel prepararlo avevano portato una attenta considerazione a quelle “esigenze etiche fondamentali e non rinunciabili” al centro, nel 2002, della “Nota Dottrinale” indirizzata dal prefetto della congregazione per la Dottrina della fede – J Ratzinger – ai vescovi e ai cattolici impegnati in politica.