Alla ricerca della scarpa perduta

Tra novità e conferme la produzione primavera-estate

Hanno lasciato le zone di produzione per i centri commerciali italiani ed esteri le calzature made in Marche dedicate alla primavera e all’estate. Portano novità e conferme. Tra le prime figurano il ritorno degli zoccoli e delle scarpe a corsetto, mentre nel secondo gruppo si attestano le ballerine. Le signore, dopo un periodo di calzature a punta, ritroveranno quelle “spuntate” che mettono in mostra solo due dita, insieme ad altre trasparenti, stringate e con il fondo esagerato. Tra i colori troviamo il rosso ed il giallo oltre a pellami metallici, soprattutto in argento, mentre le sfumature naturali sono diventate l’alternativa ai più canonici bianco e nero. Non mancano i mocassini, simbolo della stagione calda, anche con tacco. Presenti pure le sneakers da boxeur ed i sandali con cinturino.

Ogni spedizione equivale a una speranza: quella di lasciarsi alle spalle il momento di difficoltà. “Una crisi così forte – dice Matteo Piervincenzi di Confindustria Macerata – non ha memoria. Il settore se la sta portando dietro dai tempi del covid prima e della guerra russo-ucraina poi, senza tralasciare le perturbazioni in atto in varie parti del globo e il caro energia. Tra le altre cose “sono cambiate – aggiunge Valentino Fenni, presidente della sezione calzaturieri di Confindustria Fermo – anche le priorità negli acquisti rispetto al periodo pre-pandemico. Meglio un viaggio o andare al ristorante che acquistare un capo di abbigliamento o di scarpe”. Si cerca, comunque, di non farsi sopraffare dalle situazioni contingenti. “Da parte nostra – precisa Fenni – stiamo compiendo grandi sforzi per investire in tecnologie, sostenibilità e digitale e coniugare ancora l’eccellenza della tradizione manifatturiera con l’innovazione”.

Come Cenerentola che, grazie ad una scarpa, trovò il suo principe azzurro, così i calzaturieri si stanno impegnando per trovare con la qualità ed il design nuovi mercati, tra cui il recupero di quello russo, per alzare l’asticella della produzione ed i ricavi. In questa direzione va il protocollo di intesa, il primo del genere in Italia, sottoscritto tra la Regione e l’Assocalzaturifici per far sì che, attraverso la cooperazione, si dia sostegno alle imprese marchigiane del comparto nel processo di globalizzazione. Nel territorio è concentrato il 30% della produzione a livello nazionale in grado di produrre marchi propri ed originali da rappresentare – dice Giovanna Ceolini, presidente dei calzaturieri italiani – “una area cruciale per la scarpa italiana e per l’intero made in Italy”. Alcune delle azioni previste dal protocollo d’intesa riguardano iniziative di incoming con operatori stranieri (buyer, giornalisti e influencer), attività formative, educational tour per presentare i prodotti e promuovere la regione, oltre la partecipazione a fiere e l’organizzazione di eventi collaterali per valorizzare l’industria locale.

Lo scorso anno l’export è stato di 1,2 miliardi di euro, pari a quasi l’11% del totale Italia, inficiato da un calo produttivo del 7,4% rispetto all’anno prima. Per il mercato interno andrebbe rinforzata la disponibilità di spesa delle famiglie. Nelle Marche non si realizzano solo calzature, ma anche parti delle stesse come tomaie, suole, tacchi ed altre in cuoio. Le province di Fermo (66,8%) e di Macerata (27,9%) fanno la parte del leone per quanto riguarda la presenza di strutture produttive. Un po’ ovunque si sente nostalgia del mercato russo, legato alle restrizioni comunitarie subite dal paese di Putin per l’invasione dell’Ucraina, oltre a temere le gabelle di Trump. Il primo rappresentava il 4% delle vendite, addirittura il 12% per l’area fermana. Le maggiori destinazioni internazionali, che coprono il 47% dell’export regionale, sono: Francia, Germania, Usa, Cina e Belgio. Nel 2024 le difficoltà enunciate si sono tradotte nella perdita di 104 aziende con un saldo negativo di 1.208 addetti. La cassa integrazione è salita al 128%. La Regione ha destinato 90 milioni di euro per finanziare il credito oltre a bandi a sostegno di innovazione, ricerca, sviluppo e internazionalizzazione.

L'ECO di San Gabriele
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