ALIMENTAZIONE E FABBISOGNO VITAMINICO

Prospettive future
By claudio di battista
Pubblicato il 1 Maggio 2022

Le vitamine sono sostanze senza contenuto energetico proprio, attive a piccole dosi, indispensabili all’organismo per il suo sviluppo, di conseguenza vanno fornite con un’alimentazione varia di Claudio Di Battista e Stefano Impaloni

Per parlare di alimentazione, consumo proteico, fabbisogno vitaminico è indispensabile considerare l’enorme sviluppo della popolazione mondiale: nel neolitico gli abitanti del pianeta erano 10 milioni, nelle 1800 un miliardo, nel 1990 poco meno di 2 miliardi e attualmente siamo a 7 miliardi. Le previsioni alla fine del secolo, guerre ed epidemie permettendo, stimano un aumento di circa 4 miliardi. Il pianeta è rimasto lo stesso, anzi no, è peggiorato al di là del miglioramento della vita per le popolazioni fortunate che vivono nei paesi occidentali. Attualmente abbiamo popolazioni denutrite e in grave carenza calorica-proteica-vitaminica e con un’elevatissima mortalità infantile.

Le vitamine sono sostanze senza contenuto energetico proprio, attive a piccole dosi, indispensabili all’organismo per il suo sviluppo, di conseguenza vanno fornite con un’alimentazione varia. Si tratta di molecole organiche per distinguerle dagli oligoalimenti (ferro, iodio, zinco, manganese), indispensabili anch’essi per la vita. Le vitamine vengono classicamente divise in due grandi categorie a seconda che siano idro (vitamina C – complesso B) o liposolubili (Adek) attualmente indicate per lo più con il loro nome chimico, essendo stata identificata la loro struttura, e non più con la classificazione alfabetica. Partecipano a numerose reazioni enzimatiche di degradazione e/o sintesi attraverso le quali idrati di carbonio, lipidi, protidi forniscono energia, nutrimento indispensabile alle strutture organiche.

Prima del 1900 conoscevamo malattie legate a un apporto non adeguato di vitamine (Scorbuto, Pellagra, Beri-Beri) ma scientificamente non ne avevano individuato le cause. Non è sempre facile comprendere la correlazione tra manifestazioni cliniche secondarie a stati di carenza; conosciuto già anticamente, lo Scorbuto da carenza di vitamina C, che per secoli è stata la principale causa di mortalità degli equipaggi di navi lungo corso, più importante dei naufraghi e dei combattimenti navali; notizie della sua esistenza si trovano nell’Antico Testamento e negli scritti di Plinio il Vecchio.

La malattia detta Beri-Beri, da carenza di vitamina B1, era nota in Cina già al 2600 anni avanti Cristo ma solo nel 1855 grazie alla perspicacia dell’ammiraglio giapponese Takaki è stata collegata a una carenza alimentare che colpisce i mangiatori di riso, con una sindrome polineuritica.

Anche la Pellagra, che colpiva le classi più povere con un’alimentazione esclusiva a base di mais e carente di proteine di origine animale, era nota da tempo; altrettanto dicasi della cecità crepuscolare che è stata correlata alla carenza di vitamina. Per molto tempo la vitamina D è stata considerata e conosciuta soprattutto per le sue proprietà antirachitiche nell’infanzia e per la prevenzione dell’osteoporosi nell’età avanzata. Negli ultimi anni ha suscitato grande interesse il suo ruolo complesso e importante per il benessere dell’individuo e ha conquistato un ruolo di primo piano nella nutraceutica del futuro.

L’alimentazione copre solo parzialmente (circa il 25%) del suo fabbisogno, mentre il rimanente viene ricoperto dalla cute, dal sole, dei raggi ultravioletti e da una particolare forma di colesterolo presente nell’organismo. Per questi motivi viene definita la “vitamina del domani”; dosaggi consigliati vanno dalle 800 u.i. del prematuro ai 400 del neonato a termine e attorno alle 1500/2000 unità degli adulti. (vedi tabella)

Vitamine del gruppo B

Si trovano in natura riunite nella cuticola dei cereali e nel lievito di birra, partecipano numerosi sistemi enzimatici e si distinguono dalle altre vitamine per il contenuto in atomi di azoto: inizialmente si pensava fosse formato da una sola vitamina, ma a partire dal 1920 è stato diviso in vari fattori (fino a 15) con una nomenclatura numerica e un nome specifico. Vengono fatti continuamente progressi per correlare segni clinici ed eventuali carenze anche subliminali.

Acido folico

Scoperto tra il 1935 e il 1939, la sua sintesi chimica fu realizzata nel 1945. Sorgenti naturali sono carni, uova, ortaggi verdi, patate. I fabbisogni nell’adulto variano in funzione dell’età e sono aumentati durante la gravidanza e l’allattamento; una sua carenza determina anemia megaloblastica e possibili difetti del tubo neurale nei nascituri. Nei paesi europei i bisogni di acido folico sono ampiamente coperti da una normale alimentazione: latte di capra, ebollizione prolungata, diarrea cronica, steatorrea e malassorbimento possono determinare deficit. La carenza di acido folico potrebbe essere responsabile di varie manifestazioni neurologiche con disturbi del sonno e della memoria: questa ipotesi avvalorata dal fatto che la concentrazione di acido folico nel liquido cefalo-rachidiano è molto superiore a quella del plasma.

Quando è necessario assumere vitamine?

Gli squilibri alimentari, le diete (dal greco, privazione) restrittive nel caso di cure dell’obesità, l’estendersi di tabagismo e alcolismo, l’accumulo di tossici e stress di ogni tipo, la perturbazione del normale ritmo sonno-veglia, attività talora convulse si traducono per molti individui in un unico sintomo: la fatica patologica. Le vitamine, con le loro funzioni, rappresentano un trattamento razionale in tutte le forme di astenia e cagionevolezza da cause talora indeterminate. Esse, inoltre, hanno il vantaggio di essere prive di tossicità, se a dosaggio adeguato (vedi tabella).

La sete di guadagno ha permesso l’uso di tonnellate di diserbanti (glifosfati su tutti), disboscamenti selvaggi, formazione di laghi artificiali con alterazione della flora e della fauna, utilizzo di sostanze chimiche per la conservazione del grano negli stoccaggi: non ci vuole molto a comprendere che la produzione di pane, pasta, dolci sarà “cibo avvelenato” con importanti alterazioni del nostro organismo. Inquinamento, scioglimento dei ghiacciai, aumento delle temperature, desertificazione di ampi territori e mancanza di acqua ridurranno fortemente gli spazi coltivabili. Previsioni non ottimistiche calcolano che solo un terzo della popolazione mondiale avrà cibo per quantità e qualità adeguate al consumo giornaliero, mentre in altri continenti vi saranno sprechi alimentari incalcolabili. L’intera umanità dovrà quindi combattere una situazione difficilissima, aumentando le differenze tra paesi ricchi e poveri. L’unico aspetto positivo in questo deserto di macerie, dunque, è la presa di coscienza, specie nei giovani, del gravissimo stato di inquinamento del pianeta.

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