AGGRAPPATI ALLA VITA

Dynamo Camp, situato in provincia di Pistoia in una meravigliosa oasi affiliata al WWF, offre gratuitamente programmi specifici pensati e strutturati appositamente per bambini e adolescenti affetti da patologie gravi o croniche, sia in terapia, sia in periodo di post ospedalizzazione. Il tutto in un ambiente naturale in cui la massima sicurezza è garantita dall’assistenza di personale medico d’eccellenza e dalla costante supervisione di staff qualificato

La vita in qualsiasi situazione, in qualsiasi modo è un’avventura che vale la pena vivere sempre. E soprattutto la vera gioia non abita nei luoghi indicati dalla segnaletica farlocca del mondo, alloggia altrove… Queste certezze mi accompagnano mentre in auto ridiscendo i tornanti dell’Appennino pistoiese dove il giorno prima mi ero arrampicato per raggiungere un angolo di Paradiso… Sì, è proprio questo Dynamo Camp, situato a Limestre, in provincia di Pistoia, all’interno di una meravigliosa oasi di protezione provinciale affiliata al WWF. La struttura è nata dal recupero di una vecchia riserva privata di caccia. Siamo a 1100 metri nel cuore della Toscana, qui la natura fa la voce grossa. Occhi e cuore, infatti, trovano un incredibile appagamento negli oltre mille ettari di un ambiente veramente fiabesco. Sembra di vivere in un altro universo, in un altro tempo assai lontano dall’ansia della quotidianità che spesso, a nostra insaputa, ci cammina accanto come una “cattiva compagna”. In questo scenario nel 2007 è stato dato vita al primo Camp di Terapia Ricreativa in Italia appositamente strutturato per ospitare bambini e ragazzi malati per periodi di vacanza, divertimento e serenità. Una struttura pensata per accogliere minori le cui vite sono compromesse dalla malattia, per attività ludiche e sportive e un’esperienza di svago, divertimento, relazione e socialità in un ambiente naturale e protetto. Qui, in pratica, quello che potrebbe sembrare un paradosso – guarire dall’autosufficienza – è invece una realtà sorprendente. Ognuno, ragazzi, staff e volontari, prende coscienza dei propri limiti e quindi della necessaria presenza dell’altro. Accogliere ogni nostra fragilità e debolezza senza però farci modificare in negativo l’esistenza. A Dinamo Camp accade questo, non ci si nasconde, ogni situazione, anche quella più difficile, viene affrontata rafforzando l’autostima che tornerà utile nell’affrontare le difficoltà disseminate dalla vita. Ognuno di noi, infatti, ha dei beni dentro e il segreto sta proprio nel non trattenerli nella paura di perderli. Nella vita, infatti, spesso ci capita di misurare i nostri limiti dinanzi a certe sofferenze, l’importante però è comprendere quanto sia appagante condividere l’esistenza con le tante realtà di bisogno, emergenza ed esclusione.

L’associazione Dynamo Camp ha preso vita da Fondazione Dynamo nata nel 2003 da un’idea di Vincenzo Manes, che ne è il presidente e fa parte del SeriousFun Children’s Network, circuito di Camp fondati da Paul Newman nel 1988 e attivi in tutto il mondo. La mission è offrire gratuitamente ai bambini un periodo di svago e divertimento e di contribuire a sviluppare in loro la fiducia nelle proprie capacità e nel proprio potenziale. Ci sono anche programmi studiati ad hoc per l’intero nucleo familiare e dal 2012 sessioni interamente dedicate a fratelli e sorelle sani (Sibling camp) nella consapevolezza che la malattia non colpisce solo il bambino malato, ma tutta la sua famiglia. Ecco, allora, che la partecipazione al Camp offre loro un’occasione di confronto con altri vissuti analoghi e di vivere momenti spensierati lontani dalle incombenze della quotidianità.

Tutti gli ospiti sono accolti in modo completamente gratuito, nell’arco dell’intero anno, per una vacanza della durata massima di 9 giorni, organizzati in 18 sessioni. Numerose sono le attività ludico sportive: passeggiate a cavallo, tiro con l’arco, arrampicata, attività ricreativa in acqua, pet therapy, giochi in casetta, eccetera. Interessanti e coinvolgenti anche i laboratori di arte dove i partecipanti svolgono attività in compagnia di affermati artisti contemporanei (Dynamo Art Factory),  uno studio per fare musica e programmi radiofonici (Radio Dynamo), laboratori di fotografia e video (Dynamo Studios), un palcoscenico dove fare teatro oppure il tendone della scuola di circo.

Insomma, stiamo parlando di una cittadella strutturata per consentire ai bambini e ai ragazzi di superare barriere culturali e fisiche e per scoprire le proprie abilità. Andiamo allora a conoscere da vicino questa magnifica realtà, non prima però di aver ringraziato Dynamo Camp per l’ospitalità offertami. E per il professionale supporto di Francesca Maggioni e Federica Galassi dell’ufficio stampa.

Il nostro racconto non può che iniziare con chi ha le “chiavi della cassaforte” di Dynamo Camp. A Serena Porcari, amministratore delegato dell’associazione Dynamo Camp Onlus, spettano le decisioni e la gestione delle operazioni complessive delle risorse economiche. “Ogni anno – ci spiega – sono oltre 10.000 i minori, a cui è diagnostica una patologia grave o cronica, che rischiano di perdere la serenità della fanciullezza, con ripercussioni sull’intero nucleo familiare in termini di qualità di vita. Da 12 anni, dunque, Dynamo Camp, risponde a questo bisogno sociale in modo concreto, con un’ottica di ampio respiro.

In che modo lo ha fatto?

Attraverso programmi di Terapia Ricreativa, rendendo tale approccio metodologico sempre più accessibile e inclusivo. Dai 60 bambini del primo anno, nel 2019 al Camp sono state ospitate 2.054 persone – fra bambini, ragazzi e famiglie-, assieme ai 4.600 bambini raggiunti dai Dynamo Programs in ospedali, associazioni di patologie e case famiglia delle maggiori città italiane.

Una struttura imponente che necessita, inevitabilmente, di risorse importanti…

Proprio così. Per rendere tutto questo sostenibile e accogliere bambini con patologie sempre più complesse e bisogni assistenziali specifici, Dynamo Camp ha infatti attuato una raccolta fondi per obiettivi, strutturata in individui, corporate, fondazioni ed eventi. In particolare, le persone fisiche possono contribuire al progetto attraverso diverse forme di donazione,  destinando il proprio 5×1000, scegliendo le bomboniere e i regali solidali Dynamo per festeggiare le proprie occasioni speciali e il Natale (regalisolidali-dynamocamp-org). Vi è inoltre la possibilità di effettuare un lascito nel proprio testamento a favore di Dynamo Camp , una scelta ancora poco utilizzata in Italia ma in lenta crescita, che consente di continuare a offrire un contributo al progetto per sempre.

La dottoressa Porcari accennava ai Dynamo Programs. Elena Giorgini è la responsabile di tutte le attività che vengono svolte al di fuori del Dynamo Camp che raggiungono bambini in ospedali, case famiglia e centri di patologia di numerose città del territorio nazionale lungo l’intero arco dell’anno. “I Dynamo Programs – osserva Elena Giorgini – offrono un servizio tutto l’anno e raggiungono quei bambini che non possono ancora venire a Dynamo Camp per vari motivi. Perché hanno patologie a oggi non ancora ammesse al Camp oppure sono ancora legati alle strutture ospedaliere e quindi non possono assentarsi o allontanarsi per una settimana di vacanza”.

Quanti bambini e ragazzi sono stati coinvolti attraverso questa lodevole iniziativa che di fatto “esporta” la terapia ricreativa?

Nel 2019 abbiamo raggiunto ben 4.600 bambini, in tutt’Italia, dalla Sicilia fino al Trentino. La prima attività che è uscita fuori dal Camp è stata Radio Dinamo, nel 2011. La radio è andata negli ospedali portando l’attività ricreativa di radio nelle ludoteche, nelle camere di ospedale, eccetera. Poi, dopo un primo periodo di rodaggio, abbiamo portato fuori tutte le attività, specialmente quelle artistiche come appunto la Radio, Music Hall, Studios, Circo, attività manuali. Tutto questo per raccontare il Camp e portare l’energia, la tecnica e quindi la professionalità dello staff che fa terapia ricreativa. Magari un giorno quegli stessi bambini potranno trascorrere una settimana di vacanza in un posto straordinario come Dynamo Camp.

Un’attività che riempie di gioia e regala emozioni…

Assolutamente sì. Quando la terapia riesce ad arrivare anche nei punti più nascosti, nelle situazioni più difficili dove i bimbi non possono avere un contatto con noi perché separati da un vetro, è sempre successo, una gara vinta, un’emozione unica.

Che risposte arrivano dai bambini?

Bellissime, sono molto contenti di vivere un momento di normalità all’interno di una struttura come l’ospedale. Questa terapia che coinvolge ospedali e centri di cura rappresenta una bellissima finestra per tornare alla normalità.

Altro fiore all’occhiello di questa incredibile struttura è Dynamo Art Factory la cui ideatrice e direttrice del progetto è Diva Moriani. “Nasce dieci anni fa l’idea di realizzare laboratori di arte con i ragazzi attraverso l’insegnamento di artisti di fama internazionale. Coinvolgerli, cioè, in attività che sono percepite come noiose – sottolinea Diva Moriani – e che invece li avvicini all’arte facendoli divertire. Il modo migliore per regalare loro un’esperienza indelebile”.

Nel corso di questi anni quanti artisti hanno prestato la loro opera alla causa di Dynamo Art Factory?

Sono venuti a lavorare con noi più di cento artisti e le opere prodotte insieme ai ragazzi sono meravigliose. La creatività dei ragazzi sprigiona tanta energia come si può ammirare nell’Art gallery. Da un paio di anni, poi, abbiamo fatto evolvere questo progetto estendendo l’attività anche ai genitori che arrivano qui a Dynamo per trascorrere dei brevi periodi insieme ai figli. Parliamo di ragazzi legati a malattie particolari, in questo caso gli artisti lavorano con i genitori che per la prima volta tornano ad essere padroni di se stessi perché affidano i loro figli a Dynamo Camp, nelle mani dei nostri operatori altamente professionali. I genitori, in pratica, tornano ad essere “persone” e si esprimono in questi laboratori d’arte. Anche per loro è un’esperienza bellissima.

Anche Art Factory ha varcato i confini di Dynamo Camp

Per legare i ragazzi all’arte e quindi ai musei che, di fatto, erano visti come un qualcosa di esterno, di lontano e soprattutto di noioso, abbiamo pensato di andarli a trovare nelle loro città. Quindi, facendoci ospitare da un museo li coinvolgiamo, in una domenica, in un’attività Dynamo con un artista. In questa maniera per i ragazzi il museo diventa ancora una volta la casa di Dynamo vivendo un’esperienza di arte insieme ai loro genitori che hanno la possibilità di accedervi, gratuitamente, attraverso una visita guidata. Una bellissima esperienza offerta a tutta la famiglia.

Le opere esposte sono state realizzate tutte a “quattro mani”?

Sì, dagli artisti e dai ragazzi. Vengono esposte in galleria e sono a disposizione dei donatori che, acquistandole, lasciano un contributo per sostenere le attività e la vita di Dynamo. A tal proposito sottolineo che quest’attività viene svolta in maniera totalmente gratuita dagli artisti ai quali non ci stanchiamo mai di dire grazie. Sono veramente tanti e si è creato un legame assolutamente speciale. Ci sono artisti che ogni anno regalano opere per aiutarci nel sostentamento delle attività. Escono da qui estremamente felici essendo consapevoli di contribuire a un laboratorio assolutamente di frontiera nell’ambito dell’arte e del sociale.

Si sa, esistono tanti modi di fare arte sociale, ma questa trasmette emozioni particolari che gonfiano il cuore. Ora però è giunto il momento di andare a trovare Vito Nigro, il direttore dei programmi e delle attività di Dynamo Camp. Giunto anni fa da Milano per vivere l’esperienza di volontario, non ne è più uscito…

Complimenti direttore, una struttura meravigliosa per location, attività e finalità. Per accedervi c’è bisogno della richiesta del medico curante?

Diciamo intanto che abbiamo un gran numero di contatti con ospedali e associazioni di genitori. Contattiamo tutti stilando poi delle liste in accordo con le stesse famiglie. Poi ci sono tante persone che ci contattano direttamente avendo conosciuto il mondo Dynamo, attraverso il passa parola, la pubblicità, le testimonianze dirette, eccetera.

Quali sono le attività che riscuotono maggior successo?

Le più attraenti sono la piscina, l’arrampicata e il cavallo. Naturalmente ce ne sono tante altre dietro le quali c’è una grande organizzazione. La cosa che più apprezzano i ragazzi, comunque, è la vita di casetta, quella che vivono nelle stanze confrontandosi con i propri pari. Sicuramente quello è il momento più bello e formativo.

Quali sono le regole del Camp?

Innanzitutto i ragazzi che sono autonomi non possono utilizzare il cellulare e non possono sentire la famiglia per tutto il tempo che sono qui.

E per chi ci lavora o presta servizio di volontariato?

Non si può bere alcol dal giorno prima fino al termine del soggiorno dell’ultimo ragazzo; non si può utilizzare il cellulare; non si può fumare. Infine c’è una regola nella tutela dei ragazzi che riguarda il riutilizzo dell’immagine e dei contatti. Chiediamo a staff e volontari di non avere i contatti dei ragazzi, questo nell’intento di tutelare entrambi. Lo staff, inoltre, non conosce nello specifico la patologia di cui sono affetti gli ospiti, sanno genericamente di cosa sono affetti, compiono un percorso formativo specifico per questo. In questo modo ci permette innanzitutto di non avere pregiudizi e quindi di vivere liberamente il rapporto. Ad esempio, se un bambino è affetto dalla leucemia cosa cambia al componente dello staff saperlo? Nulla, se non casomai commentare il tutto con “poverino”… E loro, posso assicurarlo, non ne possono più di sentire queste affermazioni o di sentirsi addosso uno sguardo pietoso… Ciò che dico sempre ai volontari è che Dynamo non salverà il mondo, né pretendiamo di farlo, è una proposta che viene fatta e a mio parere funziona bene in diversi ambiti.

Qual è il riscontro da parte dei genitori?

Assolutamente positivo, nei ragazzi che vengono in autonomia notano un miglioramento dell’autostima, della capacità di giocare e relazionarsi con gli altri ragazzi e comunque riportano un cambiamento, seppur maturato in un breve periodo. Ovviamente noi non parliamo di malattie con i ragazzi, però ci sono casi in cui sono loro a tirarle fuori… In quella occasione, però, dal confronto con gli altri ospiti affetti da varie patologie nasce un qualcosa di veramente speciale.

Ad esempio?

Un ragazzo adolescente, appena uscito dalla chemioterapia, aveva i capelli che gli ricrescevano male. Un altro ragazzo, che aveva vissuto la stessa esperienza tre anni prima, gli ha consigliato di tagliarli per poi farli ricrescere in maniera migliore. A quel punto mi hanno chiesto una macchinetta per tagliare i capelli e nel pomeriggio, nella pausa pranzo, il ragazzo li ha tagliati all’altro. Una cosa che avrebbe potuto fare chiunque, però in quel modo ha avuto una valenza assolutamente diversa, un valore aggiunto.

Oggi a cosa sta lavorando Dynamo Camp?

Alla creazione di un ambiente sempre più inclusivo. Farne uno totalmente inclusivo è un’utopia, l’accessibilità fisica è diventata un pochino più semplice mentre tante volte non si pensa all’accessibilità dal punto di vista sensoriale: ragazzi ciechi, il sordomutismo. Ecco, ci stiamo formando anche da questo punto di vista. Un’altra esigenza massima riguarda i ragazzi autistici, una parola che dice tutto e niente… Ci sono tantissime famiglie con bambini affetti da autismo, magari è secondaria rispetto a un’altra malattia, però anche lì c’è bisogno di aiuto. Infine un altro aspetto da mettere in evidenza e dove c’è tanto da lavorare è il vuoto che si ha attorno quando un figlio affetto da una patologia diventa adulto… Mi riferisco alla fascia temporale che va dalla fine della scuola a un periodo non ben definito. Non vanno più a scuola, non trovano centri in cui andare, vorrebbero lavorare perché cognitivamente ci sono ma fisicamente non li assume nessuno… In questo caso le famiglie e quindi i ragazzi sono lasciati soli…

Voi al Camp avete provato ad alzare la soglia di età?

Abbiamo fatto alcuni esperimenti con gli adulti. Da un po’ di anni facciamo un percorso, con alcuni diciottenni, che può portarli a diventare volontari o componenti dello staff. È un percorso creato per loro perché passare dall’oggetto del Camp a quello che propone il Camp è un po’ disorientante per i nostri ragazzi. Quest’anno, poi, abbiamo fatto la prima sessione con disabili adulti e sempre con l’area esterna, i Programs, abbiamo lavorato sul laboratorio radiofonico in una residenza per disabili adulti.