ADDIO AL SEGRETO BANCARIO

By Bruno Scarano
Pubblicato il 1 Maggio 2013

Intanto diciamo subito cosa si intende per “segreto bancario”. Esso rappresenta un uso, in forza del quale le banche e gli altri istituti finanziari (società di gestione risparmio, società investimenti mobiliari) rifiutano di fornire allo Stato e ai suoi enti pubblici, tra questi soprattutto il fisco, le informazioni circa i suoi correntisti. Di norma, negli anni passati, le banche se ne sono sempre avvalse credendo che vi fosse una qualche legge che consentisse loro di tenere i segreti dei loro clienti. Purtroppo, manca solo il decreto di attuazione per aprire letteralmente le porte delle banche al fisco. E adesso ci siamo: l’Agenzia delle entrate, infatti, sta per varare il provvedimento, tanto atteso, che prepara la super-anagrafe dei rapporti finanziari. Esso riguarda le informazioni su conti e operazioni finanziarie dei contribuenti. Dai c/c alle carte di credito, dai certificati deposito ai rapporti extra-conto: tutte le operazioni oggetto di verifica. In pratica il lungo addio del segreto bancario giunge al suo epilogo. Dopo ripetuti rinvii, il D-Day del fisco è fissato al prossimo 31 ottobre, data entro la quale le banche, Sgr, Sim, assicurazioni, fiduciarie devono trasmettere all’Agenzia delle entrate i dati riguardanti i rapporti finanziari dei clienti dal 2011. Per i dati relativi ai rapporti attivi nel 2012, entro il 31 marzo 2014. Infine, entro il 20 aprile di ogni anno successivo tutti i rapporti attivi nell’anno precedente. La “sentenza capitale” era stata scritta alla fine dell’anno scorso con la manovra SalvaItalia. Nell’ambito della lotta all’evasione fiscale, l’articolo 11 del decreto ha reso automatico il controllo delle movimentazioni finanziarie. Tuttavia, il garante per la privacy era intervenuto a più riprese ponendo paletti che hanno congelato, di fatto, la procedura. Alle radici delle perplessità sollevate dall’authority vi era la presunta inadeguatezza tecnologica del canale di trasmissione dei dati, che avrebbe messo a rischio la sicurezza del dato informatico. L’infrastruttura tecnologica è stata cambiata e il vecchio servizio Entratel ha ceduto il passo al Sid (Sistema di interscambio) che consente di automatizzare le procedure di trasmissione con meccanismi di estrazione, composizione, compressione e cifratura dei dati. Il semaforo verde da parte dell’authority è scattato lo scorso novembre. Il tutto, comunque, potrebbe essere rallentato dall’enorme mole di dati da verificare: infatti, i rapporti finanziari censiti nel 2011 erano circa 600 milioni.

Ecco, in sintesi, quali dati saranno trasmessi a ottobre dagli intermediari al-l’Agenzia delle entrate:

✓ Conto corrente o deposito: saldo contabile a inizio e fine anno; importo totale addebiti e accrediti nel corso dell’anno.

✓ Conto titoli: controvalore dei titoli rilevato contabilmente alla fine dell’anno di riferimento e del precedente (come da estratto conto). L’importo totale degli acquisti di titoli, fondi, eccetera, effettuati nel corso dell’anno e l’importo totale dei disinvestimenti.

✓ Carta di credito o di debito: utilizzo del plafond di spesa alla fine dell’anno precedente e a fine anno; importo totale degli acquisti effettuati nel corso dell’anno; nel caso di carte prepagate l’importo totale delle ricariche o delle carte acquistate.

✓ Fondo comune di investimento: am-montare del contratto di gestione a fine anno e alla fine dell’anno precedente; importo totale delle sottoscrizioni di quote nell’anno e dei rimborsi.

✓ Gestione patrimoniale: valore globale del patrimonio a fine anno e alla fine dell’anno prima; l’importo totale degli apporti nel corso dell’anno e quello dei prelievi.

✓ Certificati di deposito e buoni fruttiferi: totale degli importi facciali a fine anno e alla fine dell’anno precedente; importo totale delle accensioni e delle estinzioni nel corso dell’anno (escluse quelle transitate su un deposito titoli).

Sono escluse le operazioni tramite il conto corrente postale di importo unitario inferiore a 1.500 euro.

L’obiettivo, vale la pena ricordarlo, è recuperare una parte dei 120 miliardi di euro che sono sottratti al fisco ogni anno (in media 3mila per ogni contribuente italiano). Una cifra che da sola basterebbe a pagare gli interessi su tutto il nostro debito pubblico.

brunoscarano@alice.it

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