a settemila metri con san Gabriele

Il racconto di Gaetano Di Blasio, capo della spedizione teramana che ha raggiunto una delle più belle montagne del Nepal. In cima hanno lasciato un chiodo da neve con sopra incastonato un medaglione del centocinquantesimo della morte del santo dei giovani

L’Ama Dablam è una vetta di 6854 metri e si trova in Nepal, in Himalaya, precisamente nella valle del Khumbu Himal, nel Parco Nazionale Sagarmatha (regione dell’Everest) e domina la valle del Dhud Koschi, “fiume di latte”, che porta verso i campi base del Lhotse, Everest e altri picchi del Mahalangur Himal, comunemente identificato come Khumbu. Con la sua silhouette elegantissima e isolata è il simbolo della montagna per eccellenza. Fin da Namche Bazar, capitale scherpa, essa rivela la sua bellezza agli occhi degli alpinisti e dei trekkers che salgono verso l’Everest per poi svelarsi, da Pangboche, in tutta la sua elegante maestosità.

Fu “conquistata” per la prima volta, attraverso la cresta sud-ovest, nel 1961 da Michael Ward, Barry Bishop, Wally Romanes e Micahel Gill, spedizione guidata da Edmund Hillary, primo salitore dell’Everest, che definì l’itinerario staordinariamente difficile. Oggi l’Ama Dablam vede parecchi tentativi di salita ogni anno lungo appunto la via sud-ovest. Si tratta di un’ascensione di difficoltà medio-alta, soprattutto a causa della quota elevata. Le difficoltà tecniche raggiungono il V° grado su roccia e 60/70° su ghiaccio e sono tutte concentrate nella parte alta della via.

Il campo base è posto a 4800 metri, da qui si risale un pendio sassoso fino a raggiungere il campo base avanzato o campo 1, a circa 5700 metri e si raggiunge dopo aver superato una placconata, posta su una piccola area rocciosa pianeggiante della cresta. Abbiamo scelto questa strategia per evitare un utilizzo di tende in un campo base avanzato più basso (5350 metri), che sarebbe risultato poi inutilizzato. Tra il campo 1 e il campo 2 la cresta si raddrizza tra gendarmi strapiombanti molto esposti. È questa la parte tecnicamente più impegnativa della salita. Superata la torre gialla grazie a una parete di V° si arriva alle strette cenge del campo 2, a circa 6000 metri, circondati da precipizi. Una ripida cresta nevosa conduce a una nuova torre. Quindi alcuni tiri di misto, su canalini ripidi (60/70°) e ghiacciati portano sotto la “cresta nevosa a fungo”, una formazione bizzarra ma abbastanza stabile. Si sale su buona neve ghiacciata a 40/50° fino ai pendii nevosi sommitali. Il rientro è sempre lungo la via di salita, portando al campo base tutto il materiale tecnico ma anche la spazzatura prodotta ai vari campi 1 e 2.

La voglia di salire l’Ama Dablam è arrivata quando un mio amico, Davide Miccoli, tornato da un sopralluogo nella valle del Khumbu per conto della spedizione italiana K2 cinquant’anni dopo, 1954-2004, mi aveva fatto vedere la foto di questa magica montagna. Sono tornato in Himalaya diverse volte per salire altre montagne e attraversando la valle del Khumbu ho potuto osservare le sue pareti, la sua forma, i suoi colori, la sua neve: è proprio una montagna perfetta! Salirla, e lo dico senza retorica, è il sogno di tutti gli alpinisti. Oggi Davide non è più tra noi ed è per questo che abbiamo scelto di portare in cima una manica a vento con il suo nome.

Un altro straordinario compagno… di cordata è stato il nostro san Gabriele che abbiamo portato con noi. Abbiamo incastonato un medaglione del centocinquantesimo della morte del santo su un chiodo da neve lasciato in cima a questa splendida montagna. Il gruppo, composto dal capo spedizione Gaetano Di Blasio, Giuseppe Sabbatini, Stefano Galletti e Arnaldo Galante, tutti soci del Cai, ha raggiunto la cima lo scorso 31 ottobre alle ore 8.30. Dopo qualche giorno di riposo a Nanche Bazar, il gruppo alpinistico si è riunito con il gruppo trek di 28 persone che dopo aver percorso il famoso vado del Cho La Pass, a oltre 5400 metri, attraversando la Valle di Gohyo ed entrando nella valle del Khumbo (valle dell’Everest), ha posto presso la piramide del Cnr Progetto Everest – K2 una statuina di santa Colomba donataci dai devoti di Pretara, frazione del comune di Isola Del Gran Sasso (TE).

La spedizione è partita da Roma lo scorso 13 ottobre arrivando a Kathmandu il giorno dopo. Dopo un mese ha fatto ritorno in Italia lo scorso 12 novembre.