“Il diavolo (…) era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44). Le parole del vangelo di Giovanni sollevano la domanda sulle bugie dette a fin di bene.
La menzogna appartiene profondamente al maligno che disgrega e si oppone a Dio. L’antico proverbio “le bugie hanno le gambe corte” condanna la menzogna affermando che chi mente, alla fine viene scoperto; l’espressione “bugia bianca”, invece, riconosce che esistono situazioni in cui la comunicazione della verità può violare valori fondamentali, persino la vita d’altri.
Sant’Agostino definisce la menzogna come il dire il falso con l’intenzione di ingannare. Tuttavia, la gravità della menzogna dipende dalla verità che essa deforma, dalle intenzioni di chi la pronuncia, dalle circostanze e dai danni subiti da coloro che ne diventano vittime (Cf. CCC 2484). La fede cristiana è a favore dell’intrinseca malizia della menzogna, il contrasto si presenta sempre sul piano soggettivo, nelle varie situazioni della vita tra l’esigenza di non ingannare dicendo il falso e quella di non nuocere dicendo il vero.
Nel trovare un comportamento prudente per tali situazioni occorre tenere presente che non tutti hanno diritto di conoscere la verità. La sicurezza altrui, il rispetto della vita privata e il dovere di evitare lo scandalo spesso esigono che una certa informazione non sia resa nota. “Nessuno è tenuto a palesare la verità a chi non ha il diritto di conoscerla” (CCC 2489). Tacere in situazioni di tensione non è però sempre facile.
La soluzione ideale dovrebbe essere di tipo dialettico fra il riconoscimento dell’immoralità della bugia e le esigenze della situazione in cui la persona non può essere lasciata in un serio pericolo per la sua dignità. Sono illuminanti le parole di san Paolo: “fare la verità nella carità” (Ef 4,15) che “si rallegra della verità” (1Cor 13,6). Nel discernimento sostenuto dallo Spirito la distinzione di “ciò che è meglio” (Fil 1,9-10) conduce ad una comunicazione sulla lunghezza d’onda della carità che consente la vita, la giustizia e il rispetto nelle situazioni difficili.