A CHE PRO?

By Ciro Benedettini
Pubblicato il 1 Maggio 2022

Perché l’umanità non riesce a far meno della guerra? Perché è così difficile, anche per i popoli cosiddetti cristiani, scegliere la via del dialogo, della solidarietà? Lo sai che la pace mondiale comincia da casa tua?

Mai avremmo pensato che nel 2000 potesse scoppiare una guerra nel cuore dell’Europa, con il rischio di diventare mondiale e nucleare. Ci eravamo illusi di esserci immunizzati dopo 77 anni di “pace”. Pensavamo forse che la guerra fosse cosa per primitivi e barbari non per gli acculturati europei. Abbiamo scoperto che sì, i barbari e i primitivi abitano ancora nella civilissima Europa. Eppure nessuno può far finta di non sapere quanto orrenda sia la guerra. La storia insegna, i media ce la fanno vedere quasi in diretta con terribili immagini di morte, devastazione, massacri, atrocità, ecc… La guerra stimola i peggiori istinti dell’uomo. Nemmeno i bambini e gli ospedali sono risparmiati. Come non essere d’accordo con papa Francesco quando definisce questa guerra “una pazzia”, “un sacrilegio”?

Papa Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris argomentava che il contrario della pace non è direttamente la guerra, ma la volontà di dominio sugli altri, il voler far prevalere i propri interessi ad ogni costo, schiacciando l’altro per assoggettarlo ai propri voleri, ricorrendo ad ogni violenza. La forma estrema di questa volontà di dominio è la guerra che ha come obiettivo l’eliminazione sistematica di chi si oppone e non si piega e la distruzione di quanto ha realizzato. La radice della guerra, quindi, è nel cuore di ognuno di noi, e da qui deve innanzitutto essere eliminata.

Le armi sono sempre più sofisticate ed efficienti a produrre morte e distruzione. E anche il più pacifista dei paesi è costretto ad armarsi per difendersi. S’innesca così una corsa agli armamenti, all’arma sempre più potente, più distruttiva, come se non avessimo già nei depositi armi nucleari capaci di cancellare l’umanità dalla faccia della Terra. I danni della guerra vanno ben oltre i paesi belligeranti, in questo nostro mondo globalizzato coinvolgono tutti, perturbano i mercati globali, specie quelli più strategici dell’energia. Questa guerra sta affossando i piani di ripartenza dell’economia mondiale dopo due anni di pandemia. Cosa deve ancora accadere perché l’umanità decida di scegliere la via del dialogo, della ragione, del rispetto per la vita, la giustizia? Certo, bisogna essere in due perché questo avvenga.

Anche se le armi, per fortuna, non venissero usate e rimanessero negli arsenali, sono comunque distruttive perché sottraggono risorse al benessere dell’umanità, dare cibo a più di 800 milioni di persone sottoalimentate, cure mediche adeguate agli ammalati, istruzione a fanciulli e giovani. Raul Follereau, l’apostolo dei lebbrosi, affermava che con il costo di un solo bombardiere si potevano fabbricare medicine per eliminare la lebbra dall’intero Pianeta.

È evidente che nelle guerre, soprattutto moderne, non ci sono vincitori, come già avvertiva papa Pio XII: “Tutto è perduto con la guerra, niente è perduto con la pace”. Vince chi uccide e distrugge di più o chi riesce a mettere più paura! Può chiamarsi vittoria tutto questo?

Che sia almeno la volta buona che l’umanità impari da questa assurda guerra che l’unica cosa degna dell’uomo è la pace, il rispetto dei diritti, la solidarietà? È una lezione che tutti dobbiamo imparare, non solo chi decide le sorti dei popoli. Santa Teresa di Calcutta rispondeva a chi gli chiedeva di voler lavorare per la pace: “Vai a casa e comincia con amare la tua famiglia”. In effetti il Creatore che sa come siamo fatti e qual è il nostro bene ci ha dato in definitiva un unico comandamento: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

La pace è un sogno, dicono, un bel sogno da sognare ogni notte, purché appena alzati, lo si renda concreto diventando tutti operatori di pace.

 

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