Lo scorso 22 agosto, dopo la conferenza tenuta al Meeting di Rimini dal generale dei gesuiti padre Arturo Sosa Abascal, il giornalista Rodolfo Casadei fa una intervista al relatore. Tra le domande c’è la seguente: “Padre Sosa, il diavolo esiste?”. Il capo dei gesuiti formula una risposta, a dir poco, discutibile: “Bisogna capire gli elementi culturali per riferirsi a questo personaggio (cioè il diavolo, ndr). Il diavolo, afferma, non è una persona come lo è una persona umana. È una maniera del male di essere presente nella vita umana. Il bene e il male sono in lotta permanente nella coscienza umana, e abbiamo dei modi per indicarli. Riconosciamo Dio come buono, interamente buono. I simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale”.
In concreto, dunque, secondo il pensiero dell’attuale generale dei gesuiti, il diavolo sarebbe una realtà simbolica. Un’opinione alquanto discutibile, tanto è vero che ha suscitato subito un acceso dibattito con teologi ed esorcisti. La Scrittura parla del ruolo del tentatore dalla prima pagina della Genesi fino all’Apocalisse, in cui appare la spaventosa visione del drago infernale, “che si chiama diavolo e satana”. Se togliamo la presenza del diavolo nel Vangelo sminuiamo non poco la missione di Gesù che è anzitutto lotta contro il diavolo, chiamato “omicida e peccatore fin dal principio”, “padre della menzogna”. Il Figlio di Dio è apparso sulla terra per distruggere le opere del diavolo e non per distruggere una realtà simbolica. La dottrina cristiana ne ha sempre parlato a chiare lettere. Così, ad esempio Paolo VI nel novembre del 1972 avvertiva: “Il male non è soltanto una deficienza ma una efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore”.
Considerando la reale presenza del diavolo nel mondo mi è venuto in mente l’idea di parlare in questo articolo dell’episodio accaduto nella sinagoga di Cafarnao, descritto dettagliatamente nel vangelo di Marco. Gesù in quel luogo si è rivolto direttamente al diavolo.
Prima però di entrare in argomento vorrei spendere due parole sulla Sinagoga. Questo edificio veniva costruito su un luogo elevato, con l’entrata rivolta verso Gerusalemme. Ordinariamente era semplice e con pochi arredi. Nella Sinagoga le funzioni includevano il canto, la preghiera, la lettura delle Scritture e la predicazione. L’Assemblea iniziava il rito recitando lo Shemà, che era una sorte di Credo ebraico. Lo Shemà è la prima parola del verso recitato: “Ascolta (Shemà) o Israele: il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno”. La Sinagoga rappresentava il fulcro della vita ebraica e sostituiva il Tempio di Gerusalemme.
Gli ebrei edificavano i nuovi luoghi di culto sul sito del precedente, sovrapponendoli. Partendo da questo principio, gli archeologi francescani Corbo e Loffreda hanno potuto dimostrare che la sinagoga del I secolo, quella cioè fatta costruire dal Centurione romano e frequentata da Gesù, si trovava sotto i resti dell’attuale sinagoga del V secolo.
Nel I secolo ogni villaggio aveva la sua sinagoga. Gesù spesso, di sabato, vi faceva la sua predicazione. Secondo i Vangeli sinottici, Gesù, dopo aver lasciato Nazareth, scelse Cafarnao come centro del suo ministero di salvezza in Galilea. A Cafarnao compì molti miracoli, tra cui quello compiuto nella Sinagoga, liberando un posseduto da uno spirito impuro. Seguiamo la narrazione dell’evangelista Marco: “Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise a insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”.
Voglio chiudere il servizio con alcuni quesiti che dimostrano palesemente che il diavolo non è una realtà simbolica ma una persona: Può un simbolo riconoscere le persone che ha di fronte? Oppure lamentarsi gridando: “Che c’entri con noi, i due Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. Così pure, il comando perentorio di Gesù non è certamente rivolto a un simbolo, ma a una persona ben precisa che il vangelo chiama Spirito immondo: “Taci! Esci da quell’uomo?”.
Secondo la Sacra Scrittura, dunque, il diavolo non è una realtà simbolica, ma un essere vivente, astuto e pervertitore. Ne sanno qualcosa Adamo ed Eva…