IL CROCIFISSO ABBANDONATO
Culmine della meditazione sulla Passione sono le parole di Gesù in croce. Schematizzate in numero di sette, una è riferita dagli evangelisti Matteo e Marco, tre da Luca e tre da Giovanni. Cominciamo con la parola trasmessaci dai due sinottici, che è la più misteriosa.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio sul Calvario si addensano tenebre che trasmettono brividi di paura. Secondo Matteo e Marco, a questo punto spicca sul vociare della gente il grido del crocifisso di mezzo: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Mc 15,34. Questo momento della passione ha atterrito i mistici e imbarazzato i predicatori.
Dal punto di vista esegetico, il disagio può essere spiegato tenendo conto che la frase gridata da Gesù è l’inizio del salmo 22, preghiera ebraica lunga e articolata che esprime dolore e speranza del Giusto di Israele assalito da insolenze e minacce, come appunto si trova il Crocifisso. Nella prima parte essa è composta nel genere della lamentazione, ma nella seconda in quello della lode e del ringraziamento per essere stati soccorsi. In realtà Gesù non muore gridando quella frase, ma più tardi, con un altro forte grido di cui non si capiscono parole, che potrebbero essere le ultime del salmo che dicono tra l’altro: Si parlerà del Signore alla generazione che viene; al popolo che nascerà diranno: Ecco l’opera del Signore.
Dal punto di vista teologico questa parola pone problemi angoscianti. Riguardano la condizione misteriosa della persona del Figlio, che come uomo vive l’esperienza del peccatore. Un dolore indescrivibile, dal momento che l’amore ha spinto Dio ad assumere su di sé le conseguenze del peccato, la cui più drammatica è la separazione da Dio. Un dolore che arriva a coinvolgere i rapporti trinitari, tanto che oggi la teologia parla senza indugio di “Passione della Trinità”. Non nel senso di abbandono tra le persone divine, che renderebbe impossibile il mistero trinitario, ma nella natura umana della persona del Figlio.
Nel momento drammatico in cui si è identificato con il peccatore, il Figlio Uomo cerca il volto del Padre, ma il Padre non lo riconosce, non lo ritrova perché vede solo un peccatore. Colui che riflette il volto del Padre è diventato il volto del peccato. Per qualche lampo dell’eternità, Padre e Figlio non si ritrovano. Così il Padre e lo Spirito-Amore partecipano alla Passione redentrice. Lo conferma Paolo Apostolo con parole da brivido: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore”, 2Cor 5,21. “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge diventando lui stesso maledizione per noi”, Gal 3,13.
Questo è il vero dolore di Gesù nella sua Passione. Nelle nostre meditazioni siamo più colpiti dallo strazio del suo corpo lacerato e del suo cuore incompreso, ma quando nello Spirito si è condotti a livelli di intimità più profonda con il Crocifisso, ci è dato perderci negli spazi infiniti di quel dolore-amore redentivo. È anche un tratto specifico della spiritualità del movimento dei Focolari. Non si può non uscire anche emotivamente scossi dalla comprensione carismatica del Crocifisso non solo “caricato dei nostri dolori” ma anche dei nostri peccati, fino a restare smarrito agli occhi del Padre. Le parole degli altri evangelisti nella morte di Gesù ci dimostrano che questa crisi del Crocifisso si è risolta nella serenità dell’abbandono al Padre e nella maestosità del Signore che si consegna all’amore del Padre. L’abbandonato si abbandona.
Per quanto misteriosa e problematica, questa parola di Gesù è soprattutto una preghiera. Dei peccatori e per i peccatori e soprattutto per chi cerca aiuto nelle sofferenze che spesso superano le forze umane e fanno gridare perché. Abbandoni, insuccessi, crolli irreparabili, ferite mortali, morte di persone care, e la nostra stessa morte. Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea più volte questo aspetto del grido di Gesù sulla croce. “Tutte le angosce dell’umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni della storia della salvezza confluiscono in questo grido del verbo incarnato”, 2606. Più avanti: “Gesù prega per noi, al nostro posto e in nostro favore. Tutte le nostre domande sono state raccolte una volta per sempre nel suo grido sulla croce ed esaudite dal Padre nella sua risurrezione”, 2741.