L’anno che abbiamo già cominciato a …frequentare potrebbe essere definito, con una boutade, un anno “giocoso”: nel calendario delle varie manifestazioni sportive figurano infatti i Giochi europei (in programma in giugno a Minsk, Bielorussia), i Giochi panamericani (in programma a Lima, Perù, dal 26 luglio all’11 agosto) e i Giochi africani la cui organizzazione dopo la rinuncia della Guinea Equatoriale è contesa da Marocco e Costa d’Avorio. Si tratta, naturalmente, di giochi che col gioco propriamente inteso hanno in realtà poco, o forse nulla, da spartire. Che del resto lo sport sia un pretesto per motivare interessi sociali, economici, finanziari, addirittura politici (per lo meno in riferimento alla radice lessicale “polis”…), lo si è toccato con mano proprio da noi, quando si è assistito alla lunga, per certi versi non nuova, ma cionondimeno istruttiva, querelle relativa alla gestione del movimento sportivo in Italia. Querelle non nuova, almeno per il cronista che ricorda un pressoché analogo dissidio tra il presidente di un ente di promozione sportiva e il presidente del Coni di allora, timoroso, questi, di vedersi sfilare dalle mani la gestione dello sport nelle mille sfaccettature che la legge istitutiva assegnava al Foro Italico: si era nel 1973, protagonisti Giulio Onesti, presidente del Coni, e Giovanni Montella, delegato del Centro nazionale Libertas, movimento sportivo che faceva capo alla Democrazia Cristiana. Altri tempi, ovviamente, altre disposizioni di legge, altri scenari e interpreti, ma copione sostanzialmente immutato.
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