Le monache passioniste di Vignanello (Viterbo) celebrano con grande gioia il centenario della fondazione del monastero e invitano tutti a unirsi a loro nella lode e ringraziamento al Signore per le meraviglie compiute in questi cento anni.
Le opere di Dio sorgono in mezzo alle difficoltà. Siamo nel 1915, un periodo di trepidazione per la prima guerra mondiale a cui si aggiungevano la povertà del piccolo centro agricolo e una certa ostilità verso le claustrali. Circostanze non certo favorevoli, ma Dio aveva messo nel cuore di due sorelle, Clementina e Giacinta Gionfra, il desiderio di impiegare le loro sostanze per opere benefiche, tra cui la fondazione di un monastero nel loro paese Vignanello.
Incoraggiate dal beato Bernardo Silvestrelli, allora superiore generale dei passionisti, si rivolsero ai responsabili passionisti locali che dopo matura riflessione, approvarono il loro progetto. Il principe D. Alessandro Ruspoli, con generosa prontezza donò il terreno per fabbricare il monastero su un’altura del paesino, protetto dall’avito castello di famiglia.
Il vescovo diocesano monsignor Ghezzi approvò la costruzione e il nuovo superiore generale padre Silvio Di Vezza, interpellato se nel momento in cui ferveva la guerra in Europa lo ritenesse opportuno, rispose addirittura di “far presto”. Perciò senza indugio si iniziarono i lavori sotto la guida dell’ingegnere Giovanni Stefani.
Per formare la comunità, dal monastero di Tarquinia, robusto tronco piantato da san Paolo della Croce, fondatore dei passionisti e del primo monastero delle passioniste, si distaccava un ramo rigoglioso di quattro religiose e l’8 maggio 1915, benché mancassero ancora molti dettagli, ci fu la solenne apertura. Iniziava una vita di sacrifici: angustia dei locali, scarsezza dei viveri, indifferenza di cui le monache si videro circondate in un primo momento. Tuttavia la provvidenza non fece mai mancare il necessario, con l’aiuto del principe Ruspoli e dei confratelli passionisti, i quali hanno conservato una fraterna carità per questo monastero. Dopo un anno, il 16 maggio 1916 fu benedetta la chiesa.
Una dura prova arrivò quando nel 1919, per lo scoppio di una epidemia, il comune ordinò alle monache di lasciare l’edificio al ricovero dei vaiolosi. Anche in questa circostanza si deve ricordare la magnanimità del principe Ruspoli, il quale aprì il suo castello per le passioniste. Dopo otto mesi le monache poterono tornare nella loro casa, il monastero veniva a poco a poco conosciuto e fu possibile accettare altre postulanti.
Nel 1936 il principe, dopo altre elargizioni firmò l’atto di donazione della vigna e del bosco come del terreno già offerto, e favorì lo svolgimento delle pratiche per il riconoscimento giuridico del monastero. Tra le tante visite illustri, degna di menzione quella del vescovo di Botucatù (Brasile) Carlo Duarte Costa, desideroso di conoscere le figlie di san Paolo della Croce; ne ebbe tanta ammirazione che dopo alcuni mesi fondò un monastero in Brasile.
Nel 1940, in occasione del 25esimo di fondazione, gli insigni benefattori fecero eseguire lavori di restauro. Si era all’inizio della seconda guerra mondiale, che fu anche per le monache motivo di gravi preoccupazioni, soprattutto quando i tedeschi occuparono il fabbricato di fronte al monastero. Ore di angoscia furono vissute quando un gruppo di partigiani attaccò un distaccamento di forze tedesche, che reagì con rappresaglie nella popolazione. Per vero miracolo il monastero rimase illeso.
Passata la tremenda bufera con l’arrivo degli alleati, rimaneva la difficoltà per i viveri. La provvidenza, però, nell’anno più difficile si servì delle piccole api che diedero il loro aiuto col produrre una quantità di miele mai prima raccolto, tanto che si poté vendere e sostenere così spese urgenti per la comunità, cresciuta anche durante la guerra con qualche nuova vocazione. Dopo incessanti e fiduciose preghiere, è stato offerto un lavoro per la confezione di paramenti sacri. I benefattori, che conoscono i bisogni della comunità, aiutano con offerte in natura e attrezzature.
C’è ancora molto da fare per portare a compimento lavori strutturali di adeguamento. Ma intanto siano rese infinite grazie al Signore per aver fatto sì che il monastero dal nulla raggiungesse un elevato grado di sviluppo. In questa ricorrenza centenaria desideriamo ricordare in modo particolare coloro che hanno voluto questo monastero e hanno dato il loro patrimonio per costruirlo: le sorelle Clementina e Giacinta, padre Tito Finocchi passionista e il principe Ruspoli. Un grande grazie vada anche a tutti coloro che nel tempo ci hanno sostenute, sia economicamente che spiritualmente. Per tutti eleviamo la nostra preghiera al Signore e a san Paolo della Croce. (Madre Paola e comunità)