UN’OCCASIONE MANCATA

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 5 Luglio 2016

 

Dell’idea fu entusiasta. Lui presidente del premio internazionale in-titolato al personaggio che aveva ammirato per la sua coerenza e amato per la sua opera letteraria. Quando Luciano Fabiani, allora esponente di spicco della Democrazia cristiana aquilana, vicepresidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, gli prospettò questa possibilità, Marco Pannella spiegò la fronte e i suoi occhi luminosi divennero abbaglianti. Presidente del premio internazionale Ignazio Silone. L’unico, allora, premio regionale gestito direttamente dal Consiglio d’Abruzzo, tanto che il suo presidente ne diventava, di diritto, guida del comitato promotore. Pannella era stato da poco eletto consigliere regionale d’Abruzzo e, per arrivare a dirigere il premio, avrebbe avuto bisogno della designazione del Consiglio.

Non se ne fece nulla per la diffidenza dell’allora classe dirigente nei confronti del leader radicale che era stato cofondatore e artefice di uno schieramento progressista accomunato sotto il simbolo del fiore della genziana. Troppo pericolosa la sua presidenza del premio Ignazio Silone. Sarebbe diventata una ribalta internazionale per le sue idee e per la visione della politica e del mondo dell’autore dell’Uscita di sicurezza. Fu un’occasione mancata per dare a quel premio la caratura internazionale che meritava e che merita. Pannella dovette prendere atto che non bastava il suo nome, la sua notorietà internazionale e nemmeno l’amore per la figura e l’opera di Ignazio Silone per quella carica.

Ci rimase male? Forse sì, ma da visionario realista qual era si rese conto che lo spirito degli uomini non coincideva con quello del tempo. L’accelerazione che, certamente, avrebbe impresso a quella linea cultural-politica che troppo prudentemente si muoveva, nonostante gli avvenimenti mondiali, sulla linea della legittimazione della dissidenza a est e delle battaglie libertarie e civili entro i confini nazionali, sarebbe stata devastante per il flemmatico metabolismo politico abruzzese. Una classe politica regionale che non aveva ancor ben realizzato che quel muro crollato solo qualche mese prima avrebbe innescato l’effetto domino e che altre barriere culturali e politiche sarebbero state abbattute. Ma tant’è.

L’Abruzzo si rese conto troppo tardivamente che il torto non lo aveva patito Panella ma se stesso. La riparazione arrivò; tardi, ma arrivò. Nel 2002 la Fondazione Silone – che era altra cosa rispetto al premio internazionale – allora diretta da Domenico Susi, leader socialista abruzzese, conferì a Pannella il Premio Silone “dedicato a protagonisti e simboli, a livello nazionale e internazionale, delle iniziative e delle lotte per tutelare e ampliare la sfera di diritti della persona umana”. Pannella ne fu orgoglioso e Silone sicuramente contento.

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