UN TESTAMENTO EDIFICANTE

Demetrio Verlezza
By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 31 Marzo 2014

Nei pochi anni trascorsi in convento Demetrio Verlezza aveva predicato con l’esempio di una vita semplice e fedelissima agli impegni assunti con la professione religiosa; durante la crudele malattia lo aveva fatto vivendo il dolore con una pazienza eroica e totalmente abbandonato in Dio; ora sul letto di morte vuole che a parlare sia il Crocifisso su cui aveva modellato l’intera sua esistenza. Ormai lui riesce a dire solo pochissime parole e per di più non sempre chiaramente comprensibili. Il male infatti gli ha prosciugato quasi totalmente le energie fisiche anche se gli ha lasciato intatta la memoria, vivace l’intelligenza e tenace la volontà. Attorno al suo letto ci sono confratelli e parenti che lo assistono con affetto, anzi quasi con devozione. Lui, Demetrio, raccoglie le ultime energie, prende il crocifisso e mostrandolo ai presenti, invita tutti a baciarlo; poi con quel sottile filo di voce che ancora gli resta raccomanda a tutti di tenere scolpita nel cuore la passione di Gesù, suprema manifestazione dell’amore di Dio. Attingendo a quanto era diventato quotidiano nutrimento del suo spirito, ricorda che in Gesù crocifisso, stoltezza e debolezza secondo la scienza umana, il Signore ha rivelato la sua forza e la sua sapienza e ha stabilito che solo in lui gli uomini troveranno la salvezza, la pace del cuore e la forza per essere buoni.

I presenti, sono essi stessi a riferirlo, non riescono a trattenere le lacrime davanti a questa scena commovente e inaspettata. Mai erano stati tanto colpiti ed emozionati da una predica come lo sono da questa ascoltata dalle labbra di un giovane ventenne che sta per morire. Conserveranno a lungo il ricordo di quanto visto e ascoltato e lo racconteranno con una emozione mai spenta; diranno a tutti che quello era il testamento lasciato da Demetrio a chi lo assisteva ma anche a tutti coloro che avrebbero sentito parlare di lui.

Figlio di Nicola e Ludovica Ciarla, Demetrio era nato a Nettuno (Roma) il 29 marzo 1887; in famiglia era cresciuto accompagnato dall’esempio e dall’insegnamento di una fede cristiana vissuta con gioia e testimoniata con coerenza. A quindici anni segue la vocazione religiosa entrando tra i passionisti; i religiosi sono arrivati da poco nella cittadina laziale e svolgono il servizio pastorale nell’antico santuario della Madonna delle Grazie che in seguito diventerà anche santuario di santa Maria Goretti. Demetrio resta affascinato dalla loro vita e dal loro esempio; la sua richiesta di essere passionista è accolta.

Inviato nel convento di san Giuseppe sul Monte Argentario (Grosseto) per compiervi l’anno di noviziato, veste l’abito passionista il 3 marzo 1902 e professa i voti il 30 marzo 1903 appena compiuto il sedicesimo anno di età. Durante l’anno trascorso nel convento dedicato a san Giuseppe cresce in lui una particolare devozione a questo santo e di questa devozione diventa apostolo tra i suoi confratelli. A san Giuseppe chiede di custodirlo e accompagnarlo nella vocazione con quella tenerezza e premura con la quale accompagnò e custodì Gesù bambino.

I testimoni affermano che Demetrio quasi presagendo che non sarebbe vissuto a lungo, vuole bruciare le tappe nel cammino verso Dio. Di animo sincero, di coscienza delicata, si lascia guidare con meravigliosa docilità dal direttore spirituale che ne ammira il diligente impegno nel compimento dei suoi doveri. La salute purtroppo non lo assiste. Colpito dalla malattia, ancora giovanissimo, si affligge non solo perché non può essere di aiuto alla comunità ma an-che perché teme di diventarne un peso. Però è solo lui a pensarlo. Per gli altri la sua presenza è una benedizione. L’ultimo periodo della vita lo trascorre a Nettuno nella propria famiglia. I confratelli gli sono vicini per assisterlo, pregare con lui, parlare di san Gabriele dichiarato beato il 31 maggio 1908. Al nuovo beato gli studenti già guardavano come a un fulgido esempio da imitare; ora lo sentono come un loro sicuro e amabile protettore presso Dio. Anche Demetrio si affida a lui: lo prega di sostenerlo e confortarlo nella malattia, gli dice soprattutto che desidera raggiungerlo presto in cielo. E in cielo lo raggiunge, il 22 novembre 1908 all’età di 20 anni e 7 mesi, dopo aver raccomandato l’amore a Gesù crocifisso, speranza e salvezza dell’uomo. (168)   p.dieugenio@virgilio.it

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