SIAMO VICINI ALLA FINE DEL MONDO?

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 31 Dicembre 2015

Salve, mi chiamo Marta, ho 20 anni e mi “dichiaro” cattolica. Al pari di tante mie amiche e coetanee vivo nel terrore dopo l’attentato di Parigi. Frequento l’università in una grande città italiana e dopo quanto accaduto in Francia non riesco più a vivere serenamente la mia vita. Sto cambiando abitudini limitando giorno dopo giorno la mia libertà… Addirittura tra i tanti pensieri che affollano la mia mente in questi giorni c’è anche quello di trasferirmi in una città sulla carta meno a “rischio”… Una guerra di religione nel 2016 mi sembra assurda. Papa Francesco, a cui voglio un gran bene, ha parlato di terza guerra mondiale maledicendo coloro che operano per la guerra e le armi. Ma perché allora il nostro governo non sospende, almeno a titolo precauzionale, la fornitura di armi all’Arabia Saudita come ha già fatto la Germania? Perché non si fa una legge che preveda la tracciabilità del petrolio acquistato in Italia in modo da non comperare quello proveniente dai pozzi controllati dall’Isis? In tutta questa vicenda ci vedo tanta ipocrisia. Noi italiani dobbiamo considerarci in guerra? Sono veramente disorientata e intimorita. Sarà forse questa, padre, la fine del mondo annunciata dalle sacre scritture?

Fine del mondo? Allora io sto con il Vangelo della prima domenica di avvento che dice “allora alzate lo sguardo, la vostra liberazione è vicina”. È vero, ho scoperto anch’io che in questi tempi alcuni rilanciano le profezie di Nostradamus, di Malachia o l’apparizione di qualche Madonna. Mi dispiace per loro. Io sto con il Vangelo se così fosse. Ma non credo che sia così. Di tempi brutti la terra ne ha viste tante e tante ne vedrà finché la nostra razza sarà sulla faccia di questo bello e fragile pianeta. Una guerra di religione? È più una guerra di uno contro tutti perché le prime vittime non siamo noi cristiani ma i musulmani stessi. Qualcuno che pensa di far piazza pulita per impiantare  la società come la vuole Dio o Allah secondo la propria particolare e fondamentale interpretazione. Però di fronte a questa minaccia il nostro occidente viaggia in ordine sparso cercando ognuno di trarne qualche profitto: dal petrolio al dominio o controllo geopolitico. Si è acceso un fuoco e i pompieri discutono sulla tecnica spegnerlo. Al massimo si credono di aver fatto il loro dovere per qualche secchio d’acqua. E così l’incendio, per rimanere nella metafora, si spande dove trova materiale infiammabile rendendo insicura la vita di molti. Non sarà guerra, ma pare essere un particolare guerra del terrore che può colpire ovunque e chiunque, appunto la terza guerra mondiale a pezzi.

Si potrebbe fare di più o diversamente? Penso di sì. Quando l’America ha fatto guerra ai dittatori per la democrazia ha portato solo il caos. Quando l’Europa viaggia in ordine sparso e non è capace nemmeno di scambiarsi le informazioni sui terroristi che cosa ci si può aspettare? Sinceramente non lo so. Credo solo che bisogna continuare a vivere sperando che il nostro occidente in nome della laicità, del pluralismo, dei valori cristiani o di qualunque altra cosa trovi il coraggio di essere e di difendere quello che è: una società libera dove ognuno può credere a quello che vuole o non credere a niente ma dove nessuno può più uccidere o seminare l’odio in nome di Dio. Insomma quando il nostro occidente vorrà spegnere il fuoco nell’orto di casa e vorrà riordinare il giardino e non lasciarlo solo con la cenere della devastazione. Perché sotto la cenere il fuoco può ripartire. E ne stiamo facendo l’esperienza.

 

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