LA CHIESA tra realtà visibile e spirituale

Chiesa magistero
By Michele Seccia
Pubblicato il 2 Novembre 2014

Cari Amici, con questo titolo intendo ricordare diverse espressioni che definiscono la chiesa, con l’aiuto di im-magini che, mentre fanno riferimento all’esperienza comune richiamando la sua vera identità umana e divina, nello stesso tempo, ne spiegano la funzione e la missione. Dopo aver parlato del popolo di Dio, mi piace ricordare quanto ha affermato il concilio Vaticano II nella Lumen gentium 6, il documento tutto dedicato alla chiesa.

Come già avveniva nell’antico testamento, quando si parlava del regno di Dio con immagini di diversa natura, così si verifica per la chiesa, chiamata ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo (cfr Gv 10,1-10). Essa è pure un gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che ne sarebbe il pastore (cfr Is 40,11; Ez 34,11ss), anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il buon Pastore e principe dei pastori (cfr Gv 10,11; 1Pt 5,4), il quale ha dato la vita per le pecore (cfr Gv 10,11-15). La chiesa è il podere o campo di Dio (cfr 1Cor 3,9) piantata dal celeste agricoltore come vigna scelta (Mt 21,33-43 par.; cfr Is 5,1ss). Cristo è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo fare (cfr Gv 15,1-5).

Più spesso ancora la chiesa è detta edificio di Dio (cfr 1Cor 3,9). Il Signore stesso si paragonò alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare (Mt 21,42 par.). Sopra quel fondamento la chiesa è costruita dagli apostoli (cfr 1Cor 3,11) e da esso riceve stabilità e coesione. Questo edificio viene chiamato in varie maniere: casa di Dio (cfr 1Tm 3,15), nella quale cioè abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito (cfr Ef 2,19-22), la dimora di Dio con gli uomini (cfr Ap 21,3), e soprattutto tempio santo il quale, rappresentato dai santuari di pietra, è l’oggetto della lode dei santi padri ed è paragonato a giusto titolo dalla liturgia alla città santa, la nuova Gerusalemme. Quali pietre viventi veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale (cfr 1Pt 2,5). E questa città santa Giovanni la contempla mentre, nel momento in cui si rinnoverà il mondo, scende dal cielo, da presso Dio, “acconciata come sposa adornatasi per il suo sposo” (Ap 21,1s).

La chiesa, chiamata Gerusalemme celeste e madre nostra (Gal 4,26; cfr Ap 12,17), viene pure descritta come l’immacolata sposa dell’Agnello immacolato (cfr Ap 19,7; 21,2 e 9; 22,17), sposa che Cristo “ha amato… e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarla” (Ef 5,26), che si è associata con patto indissolubile e incessantemente “nutre e cura” (Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nell’amore e nella fedeltà (cfr Ef 5,24), e che, infine, ha riempito per sempre di grazie celesti, onde potessimo capire la carità di Dio e di Cristo verso di noi, carità che sorpassa ogni conoscenza (cfr Ef 3,19). Ma mentre la chiesa compie su questa terra il suo pellegrinaggio lontana dal Signore (cfr 2Cor 5,6), è come un esule, e cerca e pensa alle cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della chiesa è nascosta con Cristo in Dio, fino a che col suo sposo comparirà rivestita di gloria (cfr Col 3,1-4).

Cari amici, così in un denso paragrafo ricco di riferimenti alla Sacra Scrittura, ci rendiamo conto che anche Gesù ha usato le immagini appena ricordate. Mi auguro che questa breve spiegazione aiuti tutti noi a conoscere meglio la chiesa e a comprendere la sua missione, nella quale siamo tutti coinvolti.

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