IN VACANZA CON LO SPAZIOPLANO…

Il mondo che verrà
By marco staffolani
Pubblicato il 30 Settembre 2017

Nel mondo che verrà tante cose cambieranno, ma tante altre resteranno uguali, anzi saranno confermate. Chi di noi cambierà il desiderio di poter vivere il più a lungo possibile? Chi non farebbe carte false per aggiungere anche un solo minuto alla propria vita? La scrittura ci ricorda di non affannarci perché effettivamente non possiamo con la sola nostra decisione aggiungere alla nostra vita nemmeno un’ora. Questo non toglie che il buon Dio, che ci guarda e ci protegge dal cielo, nel nostro cammino su questa terra, vuole che perseguiamo sempre più il benessere fisico, mentale e spirituale della persona. Per questo è bello leggere tra le tante e futili invenzioni del 21esimo secolo, che qualcuno pensa non soltanto a far fare il caffè alla cover del telefonino, ma appunto a … salvare vite umane. E il salvataggio di cui parliamo viene proprio dal cielo, e proprio da un “nuovo abitante” del mondo hitech. Ci stiamo abituando a vederlo, anzi meglio a sentirlo ronzare … magari al matrimonio del nostro migliore amico ne avvertiremo la presenza mentre compie il suo compito di fotografo volante, per poter immortale il fatidico sì in prospettiva tridimensionale. Sì. l’amico hi-tech di cui parliamo è un drone che potremmo ribattezzare “salvavita”, è tutto elettrico come il dispositivo casalingo (che interrompe la corrente in caso di sovraccarico o di guasto sulla linea) ma invece di interrompere ha lo scopo opposto: rimettere in moto! Si! Far ripartire il nostro amato cuore!

Si stanno infatti sperimentando in diversi ambienti e situazioni, questi droni (anche chiamati tecnicamente quadcopter per via delle numerose eliche che li sollevano da terra) e la nuova funzione che è stata loro assegnata è veramente interessante: quando siamo in presenza di un arresto cardiaco, cioè quando un solo minuto può decidere la vita o la morte di una persona, il nostro “amico volante”, non dovendo percorrere strade trafficate e non dovendo far altro che attendere una possibile chiamata (già pronto e carico al suo compito), può portare, in tempo record, un defibrillatore con sé e atterrare anche nei luoghi più difficili ed impervi.

Una sperimentazione italiana della regione Veneto propone un modello (ancora dalle caratteristiche prototipali), da utilizzare principalmente sulle spiagge d’estate, con un raggio di funzionamento di 2km e tempo di arrivo massimo di 3 minuti. In Europa, in generale, si sta facendo di meglio e da più tempo, compreso anche studiare come adeguare le normative che non permettono di far volare questi amici salvavita senza il controllo di un operatore umano a vista, e come semplificare al minimo la procedura di rianimazione, anche per persone non esperte che si trovano coinvolte nella manovra di primo soccorso.

E se dal cielo cala una mano tecnologica, è vero che tra poco le mani non serviranno più nemmeno per guidare la nostra automobile. I più tech di noi avranno già da qualche anno provato (sta diventando di serie su auto di costo medio) il cruise control, ovvero quel dispositivo che regola automaticamente la velocità della vettura. In pratica si imposta una velocità e il sistema fa in modo di mantenerla senza che il guidatore debba premere l’acceleratore, oppure “soffoca” le nostre tentazioni frenando al posto nostro, quando, irresponsabilmente superiamo il limite consentito.

Per noi italiani la guida non è soltanto un mestiere, e dunque dare fiducia all’elettronica e alla meccanica che compiono questa magia (o detto in altre parole, fidarsi di un progettista che ha automatizzato il tutto), per farsi togliere il piacere della guida, non è facile. Gli americani invece, che hanno autostrade diritte e soprattutto lunghe, non penso comprerebbero più una “car” senza questo dispositivo.

Cosa succederà dunque nel mondo che verrà, se l’intelligenza di un computer riesce già ad aiutarci nella guida? Possiamo immaginarci che una volta saliti a bordo, basterà soltanto pronunziare la destinazione così che la nostra automobile automatizzata, dopo aver preso il controllo, deciderà non solo la velocità di crociera, ma anche il percorso più breve, le manovre più sicure e tutto il resto… lasciando che noi, comodamente seduti, facciamo altre cose più “produttive”, sollevandoci dall’incombenza di girare il volante, cambiare marcia o ascoltare il navigatore satellitare.

Parte di questo futuro è già in sperimentazione da alcuni anni. Mi ricordo come rimasi scosso la prima volta nel vedere su Youtube la Google Car. Non soltanto nel video il volante girava da solo (un po’ alla maniera di Supercar nel noto film degli anni 80) ma anche il conducente sembrava rilassato passando quasi tutto il tempo con le mani alzate, mangiando un panino o salutando il cameraman che stava riprendendo. Oltretutto il colpo di scena: il “conducente” era praticamente cieco… lo si capiva solo alla fine quando, per scendere, si avvaleva del bastone bianco.

La Google Car è ufficialmente legale in alcuni degli stati americani, dove è possibile utilizzarla secondo la norma di legge. Ma attenzione ci sono ancora delle restrizioni dovute alla tecnologia che non è perfettamente (è il caso di dirlo) “umana”!. La Google Car ha bisogno di collegarsi a Internet … per poter “vedere” le mappe precompilate dei posti in cui poter passare e farsi aiutare nel riconoscimento ottico dei vari “attori stradali” (pedoni, vetture, oggetti vari), e inoltre non riesce (almeno per il momento!) a riconoscere segnaletiche temporanee oppure un ufficiale stradale che chiede di fermarsi. Non parliamo poi del muoversi con la neve o della pioggia battente. Il suo sistema radar non è ancora così evoluto da permetterle di interpretare la situazione esterna e gestirla. Dunque c’è ancora da lavorare. Per chi si volesse poi avventurare in qualcosa che sembra ancora più evoluto della Google Car… ci sono anche le Tesla Car… una compagnia che promette tanto … anche trazione integrale con doppio motore elettrico.

E dopo aver parlato di droni salvavita, e di macchine che si guidano da sole (che ci avranno sicuramente alleviato dalla guida mattutina, portandoci sani e salvi al lavoro attraverso il noioso traffico cittadino, senza prendere nessuna multa!), non resta che mettersi comodi e concedersi una vacanza in qualunque parte del mondo! Eh si, perché ogni parte del mondo sarà raggiungibile in meno di un’ora. Fantascienza? No, semplicemente, spazioplano.

Si, per il futuro si prevedono viaggi suborbitali capaci di trasportarci da una parte all’altra della Terra in tempi davvero record! Lo spazioplano sarà un mezzo costruito per sollevarsi da terra, superando la quota dei 100 km di altitudine (contro gli appena 10km di un volo di linea classico). Un ibrido, a metà tra nave spaziale e aeroplano, che possiamo pensare come una sorta di “space shuttle” commerciale e turistico, che troveremo parcheggiato insieme agli (oramai obsoleti a quel tempo) Boeing 737 usati da Ryanair a Fiumicino per le tratte europee. Ma non aspettatevi biglietti andata e ritorno a meno di 100 euro, come dalla compagnia irlandese. Per lo spazioplano si parla di costi almeno a 5 cifre…

In effetti la tecnologia è in gran parte da sviluppare e testare. La cosa curiosa è che potrebbe essere la stessa che porterà l’uomo su Marte (almeno secondo le indiscrezioni e i piani di Elon Musk, il ricco magnate che ha fatto fortuna con SpaceX, Tesla Motors eccetera). Le sfide da superare sono quasi le stesse: un motore molto potente, capace di superare la gravità terrestre, uno scafo e uno scudo termico degni delle astronavi Apollo per fronteggiare l’attrito dell’atmosfera al rientro nello spazioporto, magari qualche rabbocco d’emergenza in volo con navette cargo-carburante atte a fare questo in orbita, ed infine, perché no, dare un’occhiatina anche ai raggi cosmici e alle radiazioni ultraviolette: lassù, anche se non si può mettere la testa fuori dal finestrino (perché tutto è rigorosamente pressurizzato), occorre considerare il rischio dovuto ai livelli più alti di questi fattori nocivi, visto l’assenza del filtro che l’atmosfera opera a quote più basse.

Vi sta girando la testa? Forse lo spazioplano ha accelerato troppo in fase di decollo, superando il massimo degli “g” a cui il vostro corpo può resistere? Sentite che il cuore non regge e state già sognando il drone che verrà a salvarvi? Rimettete i piedi a terra e riflettiamo insieme su questo mondo che corre veloce: non dimentichiamo come in apertura abbiamo parlato di Dio che vuole per l’uomo beni materiali, ma anche spirituali. Nella misura in cui tutto il mondo che verrà è accolto senza diventare assoluto, allora ci sarà ancora spazio per l’umano. Se non dimenticheremo che il cielo non è solo l’autostrada su cui correranno gli spazioplano del domani, ma simbolo per la contemplazione della vastità del regno eterno che ci aspetta, e della nostra piccolezza dinanzi all’immensità di Dio, se sapremo umilmente prendere e custodire la tecnologia ed usarla come sollievo per il tempo che ci viene dato da passare qui su questa terra, se non sarà l’idolo a cui dedicare tutto il nostro tempo ed energie, allora, sì di vero cuore… auguro: buona tecnologia a tutti!

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