IL TEMPIO delle CONCHIGLIE

MUSEO MALACOLOGICO DI CUPRA MARITTIMA
By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 30 Novembre 2014

Visitare il museo malacologico di Cupra Marittima con la speranza di trovare il talismano della prosperità o per beneficiare del potere magico della madreperla come per lungo tempo si è creduto che possedesse, è certamente un approccio che limita il valore di una collezione tra le più prestigiose del mondo che i fratelli Tiziano e Vincenzo Cossignani hanno allestito in trentasette anni di passione dedicati allo studio di alcune classi di molluschi. È uno dei più importanti templi riservati alle conchiglie con i suoi undici milioni di pezzi conservati, di cui ne sono esposti un milione. “Qui – dice con soddisfazione Tiziano Cossignani, direttore del museo – è rappresentato l’intero universo delle conchiglie: dalle fossili, con 500 milioni di anni, alle attuali. Con in più l’esplicazione di tutto quello che si fa con esse: perle, madreperle, oggetti rituali, maschere decorate. A Cupra, inoltre, ospitiamo la più grande conchiglia del mondo”.

L’area museale contiene 1.840 metri di vetrine espositive, un auditorium, due sale didattiche e una biblioteca ricca di oltre cinquemila volumi dedicati alle conchiglie dal 1757 in poi. Inoltre, un laboratorio per la tipizzazione delle conchiglie e la fotografia, un negozio e pareti attrezzate per la pinacoteca e la piastrelloteca malacologica. La struttura possiede un impianto autosufficiente di energia da cento kwh sul tetto.

Non è sponsorizzata per cui l’attività che si svolge all’interno è affidata al volontariato i cui membri sono orgogliosi di far funzionare un complesso visitato annualmente da sessantamila persone. Il museo edita anche una rivista internazionale dove si illustra l’impegno di ricerca e la scoperta di 159 nuove conchiglie. Una di queste porta il nome di papa Ratzinger, la Marginella ratzingeri. Nel Mediterraneo sono state individuate 1.600 specie di molluschi e 160 mila nel mondo tra marine, terrestri e “dulci aquicole”. Di queste cinque sono state scoperte di recente dal museo piceno provenienti da Capo Verde che si aggiungono ai quattordici “coni” battezzati in precedenza.

Mostre annuali, classificate sotto la voce “eventi”, hanno lo scopo di mostrare le scoperte avvenute nel settore, ma anche quello di valorizzare l’esistente. La conchiglia più grande – la Tridacna gigas – supera i due quintali di peso, le più piccole non vanno oltre un terzo di millimetro e per ammirarle occorre un buon microscopio. “Una delle sezioni più affascinanti – evidenzia Cossignani – è quella dedicata agli antichi ventagli di madreperla che vanno dalla fine del settecento agli inizi del novecento. Quelli presentati nella mostra del 2013 erano 120, di cui 30 di proprietà del nostro museo, con stecche di madreperla al posto di quelle di legno, di avorio e di osso provenienti dalla Francia, con valutazioni che superano i cinquemila euro. Alcuni di essi hanno la parte superiore in seta dipinta a mano, altri piume di struzzo. La madreperla è stata utilizzata, per la sua durezza, nella fabbricazione di oggetti di ornamento, di bottoni e di fibre”.

I più giovani sono attirati dalla presenza di undici dinosauri, uno dei quali, il mosasauro del Marocco, ha uno scheletro di otto metri di lunghezza. Presenti anche dinosauri cinesi e ittiosauri marini. Tra le esposizioni organizzate quella dedicata alle Lumache d’autore, nel corso della quale Giovanna Lipparini ha presentato la nuova didascalizzazione plurilingua del museo, che è stata possibile grazie al contributo dell’assessorato alla cultura della Regione Marche riservato ai dieci musei del territorio che sono considerati d’eccellenza, e quella dedicata alla “Cappa santa”. Come testimonia uno dei più famosi quadri del Botticelli da una conchiglia è nata Venere, con la stessa è stato battezzato Gesù e per una conchiglia è conosciuto san Giacomo di Compostela. Ne sono stati presentati cinquecento esemplari in vari materiali: ceramica, porcellana, argento. Per la cronaca va detto che presso molti popoli primitivi le “conchiglie tortili” venivano usate come strumenti musicali, ancora in uso, per cerimonie religiose, in India, Indocina, Giappone e Tibet. La conchiglia è stata utilizzata anche come moneta.

Ad arricchire il patrimonio museale vi sono pure le donazioni come uno straordinario organetto realizzato a Loreto nel 1898 con madreperla di decoro, di proprietà di Beniamino Bugiolacchi, e una “coppa-nautilus” in bronzo dorato, opera di Zuccari nell’ottocento e dono di Luciano Cirilli Fioravanti. Una nuova sezione è riservata alle “borse in madreperla” e al Pecten jacobeus, quest’ultimo presente in molte chiese sotto forma di acquasantiera.

“Per il 2015 – rivela il direttore del museo – abbiamo in programma una mostra dedicata al Crocefisso in madreperla, dal settecento a oggi, con esemplari in arrivo da tutto il mondo, soprattutto dalla Palestina. Fino al XVIII secolo i francescani ne facevano dei ricordini da destinare ai pellegrini. Attualmente ci sono ditte che ne producono ancora come la Taller nella stessa Palestina e la Barranquilla in Colombia”.

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