IL MONDO DI ANDREA SATTA MEDICO, MUSICISTA E SCRITTORE

L’AMBULATORIO DELL’INTEGRAZIONE
By Marta Rossi
Pubblicato il 3 Febbraio 2014

PER ROMPERE L’ISOLAMENTO IN CUI SPESSO VIVONO GLI IMMIGRATI IL PEDIATRA HA DECISO DI APRIRE IL SUO STUDIO, OGNI LUNEDÌ, PER INCONTRARSI. LE MAMME PORTANO UN DOLCETTO O UN PIATTO DI COUS-COUS E A TURNO RACCONTANO FIABE E GIOCHI DELLA LORO INFANZIA. E I BAMBINI, FELICI, ASCOLTANO E GIOCANO TRA LORO  «In otto anni non sono riuscita a fare amicizia con nessuno che non fossero i miei connazionali”, ha detto una giovane mamma nordafricana al suo pediatra, Andrea Satta, mentre visitava il suo bambino. La giovane, da otto anni in Italia, trascorreva parecchio tempo dal medico perché suo figlio aveva dei problemi e quindi era lì che incontrava persone nuove. Lo sfogo della giovane marocchina ha fatto riflettere il medico che esercita a Valmontone, vicino Ro-ma, in quella cinta di periferia che accomuna tutte le grandi città italiane dove si concentra la popolazione giovane e immigrata perché le case costano meno e si raggiunge facilmente la capitale per andare a lavorare. “Ho pensato di aprire lo studio una volta al mese non più per le visite ma per la socializzazione – racconta il pediatra-scrittore – Ho affisso un cartello dove invitavo chi voleva a partecipare portando con sé il ricordo di una favola, una filastrocca o un gioco della propria infanzia”. Sono nati così, per caso come accade per tutte le grandi idee, gli incontri del lunedì, ai quali ormai da quattro partecipa tantissima gente e che ogni settimana registrano il tutto esaurito e che hanno dato vita alla raccolta Ci sarà una volta – favole e mamme in ambulatorio (Infinito edizioni, pp.128, 12 euro: il ricavato è devoluto al centro pediatrico di Emergency Mayo in Sudan), con la prefazione di Dario Vergassola, l’introduzione di Moni Ovadia e le illustrazioni di Sergio Staino.

In questo libro, Andrea Satta – che oltre a essere pediatra e scrittore è anche musicista con il gruppo Têtes de Bois – ha messo insieme la sua esperienza “che è servita più a me, perché mi sono reso conto che mi lascia tanto”, raccogliendo delle favole raccontate negli incontri all’ambulatorio in italiano e in lingua originale, per non far perdere il cuore e la bellezza delle parole.

“Agli immigrati si chiede sempre la pagina più dolorosa della loro vita e della loro esperienza, invece così abbiamo riportato a galla i ricordi più belli e dolci come la favola della buonanotte, la filastrocca di Natale o quella della Befana: abbiamo così tutti insieme imparato poesie, storie ascoltandole anche nella lingua originale”, racconta Satta. “I miei piccoli pazienti provengono da 35 paesi diversi, nella nostra zona il 40% dei bambini ha almeno un genitore non italiano e l’esperienza della mamma nordafricana è simile a quella di tante altre che hanno come unico momento di condivisione l’entrata e l’uscita dalla scuola e la sala d’attesa del pediatra. Mi sono chiesto cosa potevo fare, e allora ho invitato tutti. Gli incontri sono aperti a tutti, perché non avrebbe senso creare un ghetto nell’ambulatorio. Mi sono accorto che funzionava quando ho visto che di volta in volta c’era sempre più gente e ognuno portava qualcosa da mangiare tipico del proprio paese: biscotti palestinesi, cous cous, schiacciate romene. Io – racconta il pediatra sorridendo – da parte mia ho comprato cose che da pediatra vieto ai miei pazienti, come la coca cola, l’aranciata e i biscotti più ogm che ci sono”. E così è iniziato un percorso di integrazione, fatto di filastrocche di carnevale, poesie di Natale e giochi della Befana, perché in ogni paese le feste si vivono in modo diverso, raccontate nella lingua originale, come una babele che unisce vite, storie e famiglie. “Volevo che ognuno raccontasse le favole dell’infanzia, quelle legate al periodo più bello della loro vita”. Un processo, questo, che porta all’integrazione di persone che abitano porta a porta ma che senza un’occasione difficilmente socializzerebbero e lo fa facendo condividere le pagine più spensierate della vita di ognuno, quelle dell’infanzia, delle fiabe e dei giochi da bambini. Si mettono al centro le tradizioni familiari e popolari, richiamando alla memoria le pagine più antiche dei popoli e dei paesi, compreso il nostro, perché nell’ambulatorio colorato di Andrea Satta ci vanno anche mamme italiane che hanno bisogno, come tutti, di condividere ed essere accolti.

“Un’idea fertile e creatrice di ricchezza interiore – commenta Moni Ovadia nella prefazione – Un bimbo che cresce sentendo cantare canti autentici e storie fantastiche sarà un adulto ricco e sensibile”. E conclude: “Noi non sappiamo più raccontare, ma se con l’aiuto della fantasia dei nostri bimbi riafferriamo il bandolo del filo della narrazione forse possiamo salvare la nostra comunità umana dai devastanti pericoli che incombono”. Le fiabe, in realtà, sono molto più numerose rispetto a quelle pubblicate; spesso trascritte a mano o inviate per posta elettronica. Per fortuna, conclude il pediatra, “la lista di attesa per le serate in ambulatorio è piena fino alla prossima primavera”. C’è tempo per raccoglierne altre, far stringere amicizie e far sentire tutti più vicini. E “se non ci credete – scrive Vergassola nella prefazione – portate un bimbo e una favola, tutti i lunedì, dal dottore che ha scritto questo libro!”.

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