IL CUORE DI MILANO

un aiuto a chi è in difficoltà
By Marta Rossi
Pubblicato il 30 Maggio 2016

È nato, grazie al progetto Open Homes, un sistema di accoglienza alimentato da persone che mettono a disposizione i propri appartamenti o stanze in maniera gratuita o a prezzi economici alle famiglie dei pazienti delle strutture ospedaliere lombarde che hanno bisogno di un alloggio per poter assistere i propri cari.

Nelle prime 24 ore di vita del progetto, sono stati cento gli host che hanno aderito, offrendo alle famiglie un prezzo di soggiorno agevolato e iscrivendosi all’albo, grazie al progetto Open homes, finanziato dalla piattaforma Airbnb e coordinato dal Comune di Milano è rivolto alle famiglie dei pazienti delle strutture ospedaliere lombarde che hanno bisogno di un alloggio per poter assistere i propri cari. In tutta la Lombardia sono presenti numerosi centri di accoglienza che offrono convenzioni con le strutture ospedaliere, ma solo il 20% delle famiglie che arriva nella regione riesce ad averne una. Il programma consiste nel mettere a disposizione delle famiglie che arrivano a Milano per brevi periodi, per assistere i propri parenti in cura presso un istituto di cura milanese, alloggi gratuiti. Airbnb vuole così sostenere ancora una volta il ruolo della donna e le organizzazioni che lottano contro la violenza domestica e aiutano chi è riuscito a uscirne, in tutto il mondo. Airbnb coprirà interamente i costi di soggiorno mettendo a disposizione coupon di viaggio e la community contribuirà offrendo prezzi agevolati.

“Si tratta di un progetto innovativo e inclusivo che fa seguito all’inaugurazione dello spazio diurno in Via Ripamonti 202, Ri-Milano. Ricaricarsi e Ripartire, messo a disposizione dell’iniziativa dal Comune di Milano a luglio 2015 – ha dichiarato l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Università e Ricerca Cristina Tajani -. Il forte sostegno di Airbnb al progetto dimostra come la valorizzazione degli operatori della sharing economy attuata da Milano stia giocando un ruolo fortemente positivo nel dare risposte ai bisogni delle persone e a rendere i cittadini ancora più solidali”. La cooperativa sociale I sei petali che si occupa del recupero di donne vittime di violenze, supporterà l’iniziativa, impiegando proprio le donne. “Grazie alla Casa di accoglienza delle donne maltrattate che ci ha affiancato nella realizzazione di questo progetto e al Comune di Milano che lo ha reso possibile, posso finalmente dire che sono orgogliosa di rappresentare le donne che, con questa impresa, hanno l’opportunità di ricostruire, rinnovare, aggiornare le proprie competenze professionali e iniziare un’attività lavorativa innovativa per il territorio”, ha invece sottolineato Nadia Cezza, presidente della cooperativa I sei petali.

“Siamo entusiasti di poter fare leva sull’unicità delle risorse che Airbnb contribuisce a mettere al servizio del bene comune – ha dichiarato Matteo Stifanelli, Country Mana-ger Airbnb Italy – come il nostro brand, il nostro prodotto e la nostra community di host fondata innanzitutto su un profondo senso di ospitalità. Grazie alla collaborazione con la cooperativa I sei petali saremo in grado di offrire a molte persone la possibilità di accedere a un posto che possano chiamare casa anche in un periodo così delicato della loro vita”. Il progetto è ovviamente rivolto a tutti i cittadini che vogliono mettere a disposizione la propria casa, o una stanza, preferibilmente vicino agli istituti di cura. Airbnb coprirà interamente i costi di soggiorno mettendo a disposizione coupon specifici per le famiglie.

Non è il primo braccio che l’amministrazione di Milano tende ai parenti dei pazienti ricoverati. Prima del progetto Opem homes, infatti, è stata inaugurata una struttura low cost rivolta principalmente ai familiari dei degenti dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo), anche in questa in collaborazione con un’associazione che sostiene le donne vittime di violenza, la Casa delle donne maltrattate. “Un progetto che coniuga due aspetti fondamentali dell’attività dell’amministrazione: lo sviluppo del lavoro, l’inclusione sociale e l’attenzione verso i soggetti particolarmente fragili – ha detto l’assessore Tajani – Con questa iniziativa da una parte diamo la possibilità alle donne qui impiegate di acquisire una dimensione personale e un’indipendenza economica, dall’altra favoriamo l’accoglienza e la risposta al bisogno di alloggi a basso costo.

Un progetto particolarmente utile e rilevante in una città come Milano, che è un polo di riferimento importante anche per quello che viene definito turismo sanitario”. Il servizio di accoglienza diurno è pensato per quei familiari che di giorno vogliono riposare e ristorarsi dopo la notte di assistenza ospedaliera. La struttura di via Ripamonti, infatti, dispone di quattro camere per 10/12 posti letto totali, con docce e bagni oltre a un locale lavanderia con asciugatrice e uno spazio comune con tavoli, sedie e angolo cottura.

Il personale e i servizi della struttura sono garantiti da alcune tra le donne che si sono rivolte all’associazione Casa delle donne maltrattate che, costituendo una cooperativa, hanno trovato nel progetto un’opportunità di crescita professionale e reinserimento sociale. “Sono particolarmente orgogliosa di questo risultato ottenuto grazie all’iniziativa del Comune di Milano, che ha posto le basi per un’attività di massima importanza, e con il concreto e fondamentale appoggio della nostra associazione, da sempre impegnata per l’autonomia e la libertà delle donne”, ha dichiarato Manuela Ulivi, presidente della Casa delle donne maltrattate.

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