CAMBIARE SI PUÒ

UNA VETRINA ANCHE PER I DETENUTI
By Catia Di Luigi
Pubblicato il 4 Giugno 2015

L’expo di Milano 2015, che si è aperto ufficialmente con l’accensione dell’Albero della vita, ospiterà fino al 31 ottobre il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Sei mesi nei quali Milano sarà una vetrina mondiale in cui oltre 140 paesi e organizzazioni internazionali, interpretando il tema Nutrire il pianeta, energia per la vita, mostreranno il meglio delle proprie produzioni e tecnologie per dare una risposta a un’esigenza vitale per tutti: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri.

È nel segno della vita che uno speciale padiglione Italia è stato allestito all’interno della struttura penitenziaria di San Vittore per esporre il frutto delle attività legate al cibo e all’ambiente, realizzate nelle carceri italiane. L’obiettivo non è solo dare visibilità alle iniziative portate avanti dai detenuti ma anche assaggiare i prodotti e concordare possibili strategie commerciali. Expo 2015 sarà così un momento importante anche per chi, in carcere, è impegnato durante tutto l’anno in attività di riabilitazione ed inclusione sociale. Anche l’istituto penitenziario di Bollate, per tutto il periodo di Expo, aprirà al pubblico spazi di esposizione e vendita di prodotti, visitabili da giugno, ogni primo venerdì del mese, iscrivendosi al sito www.carcerebollate.it

È ancora nel segno della vita che cento detenuti provenienti dalle carceri di Bollate, Opera e Busto Arsizio lavoreranno in questi mesi in diverse postazioni a partire dai tornelli di accesso, per accogliere e assistere i visitatori. La multiculturalità di questa squadra di lavoro è un elemento fondamentale in questo luogo dove si incontrano 140 paesi e la conoscenza di più lingue è sicuramente un ottimo strumento per rispondere ai piccoli e grandi quesiti che possono arrivare dalle migliaia di persone che ogni giorno varcheranno la soglia dell’esposizione universale. In comune questi detenuti hanno il sorriso e una luce particolare negli occhi, quella di chi sta lavorando con gli altri, in mezzo agli altri e per gli altri, per dimostrare che si può migliorare e guardare diversamente al futuro. Perché si può cambiare.

Vi sembrerà azzardato il paragone, eppure anche il giovane Gabriele da benestante che era con tutto a disposizione diventa uno senza niente, neppure un fiore da offrire al fratello. Da declamatore galante ora fa piangere se parla del Crocifisso o dell’Addolorata. Da bello e amante del bel vestire a studente passionista con la tonaca senza moda e tutta uguale, i capelli a zero, i piedi nudi che si screpolano d’inverno. Da compagno allegro e brillante a contemplativo, silenzioso e sospiroso. Da amante dei divertimenti a innamorato del sacrificio che gli fa donare la vita. Da possibile fidanzato a votato all’umanità che vuol salvare con l’ansia che gli viene dal Calvario. Dalla predilezione a distrarsi nelle sale da ballo, a starsene concentrato nell’interiorità. Da inquieto e tormentato, mai del tutto in pace, a calmo e appagato, sempre in pace. Da Checchino il damerino a Gabriele dell’Addolorata. Prima la politica del temporeggiamento e del rinvio ora il gioco dell’anticipo e dello scatto. Ecco allora che cambiare si può.                    catiadiluigi@inwind.it

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