BENVENUTI NELLA CITTÀ INTELLIGENTE

By Antonio Andreucci
Pubblicato il 1 Dicembre 2017

La smart city è un concetto integrato che comprende ambiente, persone, tecnologie; proprio per questo si differenzia dalla città digitale, in cui predomina il ruolo delle tecnologie informatiche. Vediamo come se la cava il nostro paese

Tra qualche giorno arrivano Natale e poi l’Epifania, due giorni simbolo della cristianità, ma anche dedicati all’apertura dei regali che ci metteranno sotto l’albero e nel camino Babbo Natale e la Befana. Avete pensato a cosa chiedere nelle letterine da inviare per tempo a questi due simpatici vecchietti? Abbiamo un’idea: nell’era digitale, occorre essere “smart”. No, la piccola city car non c’entra nulla: Smart è l’acronimo di Swatch Mercedes Art, seppure combaci perfettamente con la parola inglese che significa “intelligente”. Ecco, noi ci riferiamo proprio a quest’ultima. Ora tutto deve essere “smart”, non solo l’auto (che già si prende la briga di guidarsi da sola). Soprattutto devono esserlo le città, nelle quali ormai vive la metà della popolazione mondiale (200 anni fa era il 3 per cento). Perciò chiediamo che sulla slitta e sulla scopa, il canuto vecchietto dalla barba lunga e la vecchina senza denti mettano tanti sacchi di intelligenza affinché i cosiddetti “chi-di-dovere” rendano smart le nostre città, “pensandole” perché siano a misura del cittadino, più inclusive, più vivibili, più accoglienti.

Ma vediamo da vicino di cosa si tratta. La smart city è un concetto integrato che comprende ambiente, persone, tecnologie; proprio per questo si differenzia dalla città digitale, in cui predomina il ruolo delle tecnologie informatiche. Le prestazioni urbane non dipendono soltanto dalla dotazione di infrastrutture materiali della città (il cosiddetto “capitale fisico”), ma anche dalla disponibilità e dalla qualità della comunicazione, della conoscenza e delle infrastrutture sociali (“capitale intellettuale” e “capitale sociale”). L’intelligenza a cui fa riferimento la smart city favorisce la partecipazione dei cittadini e l’organizzazione della città in un’ottica di sostenibilità, inclusione ed ottimizzazione delle risorse energetiche/ambientali, economiche, ed umane (capitale umano, relazioni, tempo delle persone). Il tema del ripensamento delle aree urbane è diventato una priorità d’intervento non più evitabile, soprattutto in questo momento di crisi che accentua le criticità sulle quali intervenire e i bisogni da soddisfare. Questa consapevolezza, già forte nei territori, si sta facendo strada anche a livello nazionale, come dimostrano l’istituzione del Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane e, a livello di assetto istituzionale, il prossimo avvio delle città metropolitane. Un argomento del quale si discute spesso nell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e al quale è riservato uno specifico osservatorio  (http://osservatoriosmartcity.it).

Secondo uno schema consolidato nelle analisi relative alle smart cities, queste si sviluppano lungo sei componenti che dovrebbero coesistere e interagire positivamente: Economia: le smart cities investono prevalentemente nella Knowledge Economy, cioè un’economia basata sulla produzione, la distribuzione e l’utilizzo della conoscenza e dell’informazione  le quali costituiscono il principale motore della crescita, della creazione di ricchezza e di occupazione. Vivere: ruota attorno ai concetti di vivibilità e qualità della vita e si basa su fattori come la qualità dell’offerta culturale e educativa, le condizioni di salute e sicurezza e il livello di coesione sociale. Ambiente: efficienza energetica e sostenibilità ambientale (raccolta differenziata e iniziative di riuso), riduzione delle emissioni di CO2, razionalizzazione dell’edilizia, promozione e gestione del verde urbano e bonifica delle aree dismesse. Mobilità: è l’area in cui le città italiane stanno trovando la loro trasformazione più interessante per gestire efficientemente gli spostamenti quotidiani dei cittadini e gli scambi con le aree limitrofe attraverso spostamenti agevoli. Persone: partecipazione, coinvolgimento, dialogo, interazione, ascolto. Non può esserci una smart city se vengono a mancare le basi della convivenza, del libero confronto tra i cittadini e i propri amministratori. Quest’ultimo è forse l’aspetto più importante, in quanto una città intelligente è frutto di un processo partecipativo nel quale gli individui ritrovano la consapevolezza di poter essere co-autori delle politiche pubbliche. Amministrazione: si esplicita nell’adozione di modelli di governo improntati a dare centralità ai beni relazionali e ai beni comuni; sviluppare opportunità per favorire la partecipazione civica nella creazione di valore pubblico; operare con modalità trasparenti.

Detto questo, vediamo come se la cavano le città italiane, secondo il rapporto ICity Rate 2017 di FPA, società specializzata nel monitorare questo fenomeno e che ha messo a confronto i capoluoghi di provincia italiani. Milano è risultata la smart city più avanzata in Italia; un primato confermato per il quarto anno consecutivo, in particolare per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca/innovazione, trasformazione digitale, con ottimi risultati anche nella partecipazione dei cittadini e nella gestione dei beni comuni. Tuttavia, in questa edizione il distacco del capoluogo lombardo è quasi azzerato, per l’introduzione di variabili ambientali come il consumo di suolo (in cui si colloca al 97/o) e qualità dell’aria (98/o), che ne riducono la distanza dalle città inseguitrici. Al secondo posto, con appena due punti in meno, c’è Bologna, potendo vantare il primato nell’energia e nella governance e in generale un approccio complessivo di buon equilibrio nei diversi ambiti che compongono la “città intelligente”. Firenze torna al terzo posto grazie a politiche per turismo sostenibile e cultura, crescita digitale, energia e ambiente. Seguono Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena a completare la “top ten” delle Smart City italiane, in cui si scorge un forte blocco di città emiliano-romagnole, esempi di successo per sostenibilità, inclusione e innovazione. E in cui si evidenzia la forte accelerazione di Bergamo (sesto posto con un salto di ben 5 posizioni rispetto all’anno scorso), grazie ai buoni risultati in crescita economica e ricerca/innovazione, e di Trento (quinto posto, 3 posizioni guadagnate), grazie ad ambiente e economia circolare. E Roma? Appena 17/a, anche se in crescita di 4 posizioni. Sono in evidente ritardo le città del Sud: scorrendo la classifica, la prima a comparire è Cagliari, solamente al 47esimo posto (seguita da L’Aquila, 58/a). La parte bassa del ranking è occupata dalle città meridionali, nell’ordine, a scendere: Benevento, Foggia, Catania, Enna, Catanzaro, Crotone, Agrigento, Caltanissetta, Vibo Valentia, per chiudere con Trapani. Praticamente, delle ultime dieci città, otto sono siciliane (5) o calabresi (3).

 

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