AUGURI AL PARMA, AL CASALE, AL CARPI…

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 2 Settembre 2015

Quello cominciato nel penultimo weekend di agosto sarà il campionato che porterà il calcio italiano a confrontarsi sul piano tecnico-tattico con l’Europa (in giugno, epicentro e finale a Parigi, c’è la fase conclusiva del torneo continentale: sarà ancora Conte il ct degli Azzurri?) e su quello interno, meramente organizzativo, ma chissà se non anche giuridico e legale, con le novità rappresentate dalle new entry nella massima serie di Frosinone e Carpi, e dal gradito ritorno del Bologna. È giusto subito ricordare che il Carpi è la sesta formazione nella storia dei campionati italiani a girone unico, ad essere espressione di un comune non capoluogo di provincia (Legnano, Empoli, Sassuolo, la Pro Patria di Busto Arsizio, e il Chievo, quartiere, addirittura, di Verona, le altre). In questo ambito, c’è naturalmente da ricordare anche il Casale, capoluogo del Monferrato e vincitore di uno scudetto pionieristico, nel 1914, in quello che fu il penultimo campionato disputato prima dello scoppio della Grande Guerra. I nerostellati avrebbero poi disputato altri quattro campionati in serie A, per poi restare solo negli annali e nei ricordi di qualche appassionato.

La promozione del Carpi (Chèrp in dialetto carpigiano, comune italiano di poco più di 70mila abitanti della provincia di Modena, il più popoloso dopo il capoluogo) non è che l’ultima della lunga teoria di squadre provenienti dalla cosiddetta provincia, che, con buona pace del consigliere federale Lotito, hanno contribuito tanto quanto le cosiddette grandi e le altrettanto cosiddette grandissime, a scrivere il romanzo della nostra serie A, tuttora seguito dall’affetto e dall’attenzione degli appassionati, ancorché in questo periodo francamente frastornati dalle vicende extracalcistiche (leggi: calcioscommesse). È vero – e nessuno contesta il riferimento – che sono soprattutto i grandi bacini di utenza non solo in termini di ingressi allo stadio a dettare le suddivisioni degli introiti elargiti dalle televisioni, ma come è stato autorevolmente ricordato il calcio è anche business, non solo business… E siamo personalmente perplessi su come questo calcio riesca ancora, malgrado i grandi polveroni sollevati nel tempo, non solo a non deludere gli appassionati, ma addirittura a far convergere gli interessi di investitori stranieri (Thoir, ma non solo) lasciando peraltro inalterato, anche se con qualche distinguo, il feeling con l’imprenditoria nazionale, Pirelli e Fiat su tutti.

Per un Carpi che arriva, un Parma che parte: anzi, che si dilegua, coinvolto come è stato da gestioni fin troppo allegre, e che rinasce. Anche in questo caso non si tratta di novità assoluta, il calcio avendo già assistito a cancellazioni e a “resurrezioni” di società sportive pur famose e blasonate, Fiorentina, Napoli e Torino i nomi che vengono subito alla memoria. Questi precedenti – ha fatto notare Carlo Nesti – “possono sostenere il morale dei tifosi del Parma”, che ripartirà dalla Serie D, con prospettive tutt’altro che scoraggianti. Con il nome Parma Calcio 1913, infatti, è sorta una cordata di imprenditori, affiancata dall’azionariato popolare, trainante all’estero, vedi Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco, ma non, almeno non ancora, in Italia.

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